Teramo: furbetti del terremoto, sequestro da 180mila euro 

Sette indagati con l’accusa di aver incassato l’indennità di autonoma sistemazione senza i requisiti. La Procura contesta a tutti il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato

TERAMO. È un sequestro preventivo da 180mila euro a caratterizzare la nuova inchiesta della Procura teramana su presunti furbetti del terremoto. Perché la storia si ripete sempre e la violazione sistematica delle regole resta il filo conduttore dei post sisma raccontati dalle cronache giudiziarie. L’inchiesta è del pm Davide Rosati (nella foto) e vede sette indagati tra Teramo e Bisenti. Tutti sono accusati di aver percepito per mesi somme riguardanti l’autonoma sistemazione (che nei vari casi arrivano fino 20mila euro) senza averne i requisiti. Il reato contestato è quello di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.


La Procura, che sta per firmare l’avviso di conclusione delle indagini, ha chiesto ed ottenuto dal gip il sequestro per equivalente dei fondi che, secondo l’accusa, sarebbero state indebitamente percepite dai sette indagati. I sequestri sono stati eseguiti dal comando provinciale della guardia di finanza delegata dalla stessa Procura.
Un provvedimento, tra i primi di questo genere, che trae origine, tra l’altro, da un recente pronunciamento del tribunale del Riesame che ha accolto il ricorso della Procura (pm sempre Rosati) per un precedente caso con un risvolto giuridicamente sostanziale. In quell’occasione il gip aveva respinto la richiesta di sequestro per equivalente delle somme che secondo l’accusa sarebbero state indebitamente percepite da due indagati senza avere i requisiti per il Cas. La Procura aveva fatto ricorso e i magistrati del tribunale del Riesame l’hanno accolto: le somme devono essere sequestrate. Va detto che nel caso di questa nuova inchiesta molti dei sette indagati hanno fatto ricorso al Riesame contro il sequestro dei soldi: tutti i ricorsi sono stati respinti.
Il contributo di autonoma sistemazione, il Cas, è una misura destinata alle famiglie e al singolo cittadino la cui abitazione si trova in area in cui è vietato l’accesso (zona rossa), oppure è stata distrutta in tutto o in parte, o è stata sgomberata in seguito alle scosse. Il contributo può raggiungere un massimo di 900 euro mensili. Le inchieste, spesso conseguenza di esposti e accertamenti delle varie forze dell’ordine, sono coordinate dal pool di magistrati che il procuratore Antonio Guerriero ha messo a capo di tutto quello che riguarda il terremoto (oltre a Rosati ne fanno parte i sostituti procuratori Andrea De Feis e Stefano Giovagnoni). È evidente, e forse fin troppo scontato, che su questo fronte i fascicoli d’indagine siano destinati a crescere visto anche i numeri degli sfollati registrati nei vari comuni. Perché nei tempi di una ricostruzione sempre più lenta e difficile, i “furbetti” dell’autonoma sistemazione aumentano e le inchieste si allargano toccando, oltre al capoluogo, anche tanti altri centri danneggiati dal sisma. Fino a questo momento sono stati più di trenta i fascicoli già aperti dai pm del pool di cui alcuni definiti sia con processi in corso, sia con istanze di patteggiamento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA