Teramo, il centro antidolore chiude 20 giorni per ferie

La protesta dei malati : «Costretti a indicibili sofferenze, molti stanno andando a farsi curare nelle Marche o in Emilia»

TERAMO. «Il dolore non va in ferie». Una frase lapidaria, quella pronunciata da F.D.F., paziente del centro antidolore dell’ospedale di Teramo. Il centro è stato chiuso dalla Asl per ben 20 giorni: dal 6 al 26 agosto. «E’ una vergogna, il centro di terapia antalgica è stato chiuso per quasi un mese», esordisce il teramano F.D.F., «questo significa aver condannato a soffrire decine e decine di malati». Il paziente ha segnalato la sua protesta anche al direttore generale, lasciando la sua testimonianza alla segreteria. «Ho spiegato la situazione e ho detto che avrei telefonato al giornale, tutti devono sapere quel che accade in ospedale. E’ una vergogna. Il responsabile, il dottor Roberto Berrettoni - una persona molto valida, uno specialista molto preparato- non voleva che si chiudesse il reparto, ma la Asl l’ha deciso per grave carenza di personale».

Il problema principale è che non è stato disposto un accorpamento, continuando cioè a fornire le prestazioni ma in un altro reparto. Ha deciso la chiusura totale del centro al quarto piano del Mazzini . «Poi non si possono poi lamentare se i cittadini vanno a farsi curare fuori regione», incalza il malato, «tanti pazienti non resistono più al dolore e in questi giorni stanno andando fuori, nelle Marche e in Emilia Romagna. Infatti non ci hanno nemmeno detto dove rivolgerci per i casi urgenti. Per chi sta male l’assenza di terapie è veramente penosa». I pazienti del centro vengono seguiti ogni tre giorni o settimanalmente, ad esempio con infiltrazioni di antidolorifici al midollo. Al centro vengono curati malati cronici di varie patologie, dai dolori alla schiena e alle gambe, a sciatalgie, artriti - ci sono anche pazienti che non possono camminare- emicranie croniche, angina pectoris refrattaria e vasculopatie periferiche. Altra forma molto diffusa di dolore è quella causata dal cancro. In un anno il centro di Teramo ha fatto più di 3.800 interventi. Il dato lo cita il paziente, facendo notare come «solo qui a Teramo si assiste alla chiusura di un centro importante per la qualità della vita di molte persone. Tutti devono andare in ferie, lo capisco, ma i dipendenti si possono anche sostituire. Anche perchè, ripeto, il dolore dà il tormento ai pazienti anche ad agosto. Io amo Teramo ma non ci vivo più bene: non è possibile che accadano queste cose in ospedale. Non posso non rilevare l’insensibilità di chi chiude un reparto in cui dà sollievo a chi soffre», conclude D.F.F. E’ solo l’ultima delle proteste per il piano di accorpamenti disposto dalla direzione sanitaria del Mazzini. Un altro problema non da poco riguarda, ad esempio, l’oncologia che è stata accorpata a medicina (dove le camerate non sono climatizzate) con un provvedimento sui generis, per cui gli oncologi non sono competenti sui nuovi ricoveri.

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