Teramo, il giudice condanna i figli per la mamma morta da sola

26 Novembre 2015

La corte d’assise li ha riconosciuti colpevoli di abbandono dell’anziana, assolto l’amministratore di sostegno

TERAMO. E’ una condanna pesante quella che, in primo grado, la corte d’assise infligge a due figli accusati di aver abbandonato l’anziana madre trovata in uno stato di denutrizione e successivamente morta in ospedale. La corte ha condannato a tre anni Mauro Scarpone e a due anni e sei mesi la sorella Maria (assistiti dagli avvocati Silvia Daccò e Loredana Briganti). I giudici, invece, hanno assolto perchè il fatto non sussiste Donatella Gianfriglia, l'amministratore di sostegno all’epoca nominato da un giudice tutelare (difesa dall’avvocato Tommaso Navarra ). Le motivazioni della corte, presieduta da Giovanni Spinosa con a latere Sergio Umbriano, sono state annunciate tra novanta giorni.Il pm Silvia Scamurra, titolare del fascicolo, aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi per l’amministratore e a quattro anni ciascuno per i figli. Il reato contestato ai tre era quello di abbandono di persone minori o incapaci a cui è seguita la morte e da qui la competenza della corte d’assise.

A denunciare il caso furono i servizi sociali teramani intervenuti dopo alcune segnalazioni sulle condizioni di Bianca Fini, l’anziana donna. Che venne ricoverata in ospedale dove successivamente morì. Secondo la procura i tre con differenti condotte avrebbero abbandonato l'anziana «lasciandola», si legge nel capo d’imputazione, «in uno stato di completo degrado fisico e morale ed omettendo, ciascuna in violazione dei propri obblighi di cura ed assistenza, di prestare idonea assistenza e cura morale e materiale alla donna». Questo, sempre secondo l’accusa, «lasciandola in uno stato di degrado fisico e morale e, in particolare, omettendo, ciascuno in violazione dei rispettivi obblighi, di prestare idonea assistenza e cura all’anziana donna, nonchè di garantirle un’adeguata alimentazione ed igiene personale, come pure di sottoporla a trattamenti sanitari indispensabili (visite mediche, terapie farmacologiche, trattamenti di riabilitazione per fronteggiare un prolungato allettamento) per fronteggiare le condizioni di globale deterioramento psico-fisico (senz’altro tale da compromettere la capacità di autodeterminazione della donna) e mettendo così a repentaglio l’incolumità fisica della stessa rinvenuta in stato chachettico il primo dicembre del 2012 e deceduta anche a causa di tali condotte».(d.p.)

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