Teramo, il giudice ordina la demolizione del Palazzo di Vetro

A quattro anni dai sigilli della Forestale alla struttura, condanna di sei mesi all’immobiliarista Zuccarini e ad altri tre per abuso edilizio

TERAMO. Per il tribunale quel palazzo di vetro che ancora oggi si staglia incompiuto tra l'hotel Michelangelo e ponte S.Gabriele sarebbe totalmente abusivo e per questo va demolito.

A stabilirlo, ad oltre quattro anni dal giorno in cui gli agenti della forestale, su disposizione della procura, misero i sigilli all'edificio, il giudice Massimo Biscardi che ieri pomeriggio ha condannato a sei mesi per abuso edilizio, pena sospesa, l'immobiliarista teramano Antonio Zuccarini, socio di minoranza e promotore della società Riz Srl, titolare dell'intervento, l'amministratore della società Mauro Ridolfi, il direttore dei lavori e progettista Paolo Lucchese e il titolare dell'impresa che ha realizzato l'opera Remo De Juliis. Il giudice ha disposto anche la demolizione delle opere abusive, e quindi del palazzo incriminato, e il ripristino dello stato dei luoghi con i quattro costretti a pagare anche un’ ammenda di 20mila euro.

Una sentenza contro la quale il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Tommaso Navarra, Lino Nisii, Elio Fortuna e Pietro Referza, ha annunciato ricorso in appello e sulla quale è intervenuto anche uno dei condannati, il costruttore Remo De Iuliis, che ha ribadito la sua estraneità ad ogni abuso. «Io sono un costruttore, ho eseguito i lavori come da progetti approvati dal Comune di Teramo e vidimati dal genio civile. Dove sarei dovuto andare a controllare?», ha detto De Iuliis, «è una sentenza assurda. Io non ho commesso alcun abuso, ho rispettato le norme e adesso mi ritrovo condannato a sei mesi». Uno sfogo che ben presto si trasformerà in una battaglia in appello, con l'obiettivo di ribaltare la sentenza di primo grado. La vicenda che ieri ha portato alla condanna dei quattro imputati è quella relativa alla realizzazione del palazzo di vetro che sorge tra l'hotel Michelangelo e ponte San Gabriele e che avrebbe dovuto ospitare negozi, uffici e ambulatori medici. Un palazzo che nel 2010 fu sottoposto a sequestro e che secondo l'accusa sarebbe totalmente abusivo. E questo non solo perché realizzato, secondo la procura in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e con il nulla osta del ministero dei Beni Ambientali ormai scaduto all'avvio dei lavori, ma anche perché costruito a fronte di un titolo non valido rilasciato dal Comune. Per la procura, in particolare, per la costruzione dell'edificio commerciale sarebbero state abusivamente utilizzate due particelle catastali già impiegate per l'hotel Michelangelo e una già utilizzata per la strada pubblica di Villa Albula, con la licenza edilizia rilasciata dal Comune risalente al 1994 ed anche questa scaduta all'avvio dei lavori da finire entro tre anni. Cosa che non sarebbe avvenuta, con il Comune che nel frattempo avrebbe più volte prorogato la validità dell'originaria licenza, anche attraverso varianti urbanistiche.

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