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Teramo, il taglio della prefettura è confermato

Il capo di gabinetto del ministro Alfano gela le delegazioni sindacali: la lista delle 23 città esiste e ci sono Teramo e Chieti

TERAMO. Sul taglio della prefettura di Teramo, ultimamente, si erano registrate prese di posizione ottimistiche o comunque meno allarmate di quelle venute fuori in estate. La stessa cosa era avvenuta a Chieti, dove addirittura il sindaco Di Primio aveva parlato di provvedimento scongiurato. Un incontro avuto ieri a Roma dai sindacati di tutte le città interessate dal piano rimette all’angolo gli ottimisti.

In una nota diffusa ieri da Cgil, Cisl e Uil abruzzesi si legge: «Lo schema di Dpr trasmesso a suo tempo alle Oo.ss. sul riordino delle funzioni delle strutture periferiche del ministero dell'Interno è confermato e con esso l'elenco delle Prefetture da sopprimere; tra queste appaiono, tra le altre 21, anche quelle di Chieti e Teramo. È quanto emerso dall'incontro avuto oggi (ieri, ndr) dal capo di gabinetto del ministro Alfano, prefetto Lamorgese, con i rappresentanti sindacali Cgil Cisl Uil, nel corso dell'assemblea nazionale del personale del ministero dell’Interno di tutte e 23 le Prefetture interessate dal provvedimento, che si è svolta a Roma presso il salone delle conferenze del Viminale. All'assemblea hanno preso parte una folta delegazione del personale e delle Rsu delle Prefetture e Questure di Chieti e Teramo, i rappresentanti sindacali provinciali delle funzioni pubbliche di Cgil Cisl Uil Cirillo, Clemente e Vannucci ed esponenti del comitato cittadino di Chieti. Che tutto fosse positivamente risolto per le sedi di Chieti e Teramo, è quindi da ritenersi al momento una illusione, poiché non è emersa dai vertici del Ministero la chiara volontà di ritirare il provvedimento in questione, come invece richiesto dai sindacati. Unica apertura da parte ministeriale è stato l'impegno a una maggiore valutazione e riflessione sulle conseguenze che l'applicazione del provvedimento potrebbe avere sui territori».

La nota dei sindacati si conclude così: «Occorre quindi che la mobilitazione, che al momento ha avuto l'effetto di ritardare l'iter del provvedimento, vada avanti come all'unanimità è stato convenuto dalla partecipata assemblea odierna, e che gli esponenti politici locali, nel prendere atto di quanto emerso oggi, rinnovino l'impegno a battersi per scongiurare definitivamente il provvedimento in discussione. Nel corso di detta assemblea sono state evidenziate, in maniera insistente da tutta Italia, le gravi incongruenze di un provvedimento che comunque segnerebbe un grave e irreparabile arretramento dello Stato dai territori. Ulteriori incontri sono in programma nei prossimi giorni per definire nuove iniziative di protesta con il coinvolgimento delle comunità e con auspicato, incisivo intervento dalla rappresentanza politica locale».(red.te)

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