Teramo: operato al femore, muore in ospedale 

Inchiesta al Mazzini: 65enne di Castelnuovo deceduto per setticemia. Dopo la denuncia dei familiari il pm dispone l’autopsia, attesi diversi indagati

TERAMO. Sarà un’inchiesta giudiziaria ad accertare se ci siano stati o meno errori e negligenze. Per ora c’è il dolore di una famiglia a scandire i tempi di una tragedia: la morte per una presunta setticemia di un uomo finito all’ospedale Mazzini per la frattura di un femore, sottoposto ad un intervento chirurgico e successivamente entrato in coma irreversibile.
La vittima si chiama Mario Di Flaviano, aveva 65 anni, viveva a Castelnuovo Vomano dove con la famiglia era titolare di un noto bar al centro del paese. L’autopsia, molto probabilmente, si svolgerà domani ed essendo un accertamento irripetibile la Procura, come atto dovuto in un’inchiesta di questo genere, in queste ore sta procedendo all’identificazione dei medici e degli operatori che hanno trattato il caso.
A loro, il cui numero fino a ieri non era stato ancora stabilito ma che si annuncia corposo, già nelle prossime ore il pm Davide Rosati (il sostituto procuratore titolare del fascicolo) invierà un avviso di garanzia contestando l’ipotesi di reato di omicidio colposo: una procedura che, così come prevede il codice, consentirà a tutti di nominare un proprio consulente per partecipare all’autopsia. Ieri mattina, intanto, i carabinieri della compagnia di Teramo, su delega della Procura, hanno provveduto a sequestrare la cartella clinica e altri atti riguardanti gli accertamenti disposti ed eseguiti sull’uomo nel corso della sua degenza. Controlli sono stati disposti anche nelle sale operatorie.
L’inchiesta della Procura è scattata dopo la denuncia presentata dai familiari (assistiti dall’avvocato Federica Di Nicola) che chiedono di fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte del congiunto avvenuta la notte scorsa.
Secondo la ricostruzione fatta nell’esposto dei familiari il 29 settembre l’uomo è entrato in ospedale ed è stato ricoverato nel reparto di ortopedia per la frattura di un femore. Il 5 ottobre è stato sottoposto ad un intervento chirurgico ma, si sostiene nell’esposto, già dal giorno dopo è insorta la febbre che, tra vari picchi, non sarebbe più passata. Successivamente le condizioni non sono migliorate e l’uomo è stato trasferito nel reparto di infettivologia. Il 28 ottobre è entrato in coma irreversibile e dopo qualche giorno è deceduto. Che cosa è successo? Una domanda, quella dei familiari, a cui la Procura cercherà di dare delle risposte intanto con le prime certezze che arriveranno dai risultati dell’autopsia che, molto probabilmente, il pm affiderà ad un anatomopatologo dell’università di Foggia. Fondamentale, poi, risulterà l’esame della cartella clinica e di tutti gli accertamenti fatti nei trenta giorni di degenza dell’uomo. Ma non è escluso, come spesso accade in questi casi, che una volta riconsegnati gli esiti della autopsia (solitamente novanta giorni) il pm decida di disporre una ulteriore e più specifica consulenza prima di chiudere l’inchiesta. Un’inchiesta che, come tutte quelle che caratterizzano casi di pazienti morti nelle corsie di ospedale, si annunciano lunghe e complesse.
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