Teramo, riparte a Oncologia lo sciopero della fame

Il blogger Falconi e alcuni infermieri ricominciano la protesta: "Lunghe attese per i malati, la Asl ha fatto promesse vane"

TERAMO. Riprende lo sciopero della fame per il reparto di oncologia. L’iniziativa, intrapresa per poco più di un giorno il 22 gennaio e poi sospesa per una serie di concessioni della Asl, a meno di un mese riprende con le stesse modalità. Protagonisti sempre il blogger teramano Giancarlo Falconi e alcuni infermieri, che da stamattina protesteranno nell’atrio dell’ospedale di Teramo.

«La risposta della Asl che a gennaio assicurò, oltre a un bando per un avviso pubblico, un medico a tempo pieno, Gabriele Lalli, è stata disattesa», spiega Sergio D’Ascenzo, infermiere e sindacalista, «lo stesso medico infatti è rimasto a fare il tempo pieno in medicina ma ora deve fare tre rientri per lavorare nel day hospital oncologico, oltre al suo normale orario di lavoro. Il problema del day hospital non è stato risolto, nei fatti: ci sono sempre lunghe attese per i pazienti che si devono sottoporre a chemio. L’altro giorno un trattamento è stato fatto a una paziente persino in corridoio. Il discorso del polo oncologico è lettera morta. Ci vogliono soluzioni concrete e immediate, non ci divertiamo a fare lo sciopero della fame, ma manteniamo coerentemente l’impegno assunto il 22 gennaio».

«Un day hospital con un solo medico per 26/27 pazienti significa ore di attesa», spiega Falconi, «non si può chiamare sanità virtuosa un solo medico per 27 pazienti in chemioterapia. Non è stata mai sostituita la dottoressa in maternità, ma Giulianova nello stesso caso è stata immediatamente sostituita. I locali che ospitano il day hospital sono piccoli e insufficienti. Non esiste nella pianta organica la figura dello psiconcologo, che aiuterebbe il sistema famiglia, paziente, infermiere, medico».

Falconi parla poi dell’Ufa, un costoso laboratorio in cui si producono farmaci antiblastici. Attualmente si usa l’Ufa di Giulianova e i farmaci devono ogni mattina essere trasportati a Teramo, con una serie di sprechi in caso, ad esempio, un paziente non si presenti a fare la terapia. Si tratta, infatti, di farmaci costosi. Falconi si chiede come mai quella realizzata spendendo intorno ai 200mila euro al Mazzini non sia mai entrata in funzione. Ufficialmente si parla di motivi di sicurezza, ma sono davvero insuperabili.

E poi, ricorda Falconi, il polo oncologico, previsto dal piano sanitario regionale a Teramo. «Perché a Teramo non è stato mai attivato il polo oncologico ne nominato il direttore del suddetto polo, mentre a Chieti e Pescara sono attivi i dipartimenti oncologoci oltre ovviamente ai poli oncologici?».

Sono argomenti affrontati anche dal tribunale per i diritti del malato, che venerdì scorso in una conferenza stampa è tornato a denunciare le tante carenze dell’assistenza ai malati di cancro nell’ospedale teramano, anche in questo caso sottolineando che le promesse della Asl di fornire nuovi medici al settore sono state nei fatti disattese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA