Teramo, salvato da una rara lesione all’intestino

L’equipe guidata da Antonio Astolfi esegue intervento con l’enteroscopia: in Abruzzo si fa solo all'ospedale Mazzini

TERAMO. Aveva un’inspiegabile, grave anemia. Con perdite di sangue dall’intestino. Ma non si riusciva a capire come mai. Le condizioni di un paziente 71enne della vallata dal Vomano stavano drammaticamente peggiorando, era costretto a fare ripetute trasfusioni, quando nel reparto di endoscopia digestiva dell’ospedale di Teramo hanno avuto l’intuizione. È stato sottoposto ad enteroscopia, un esame che in Abruzzo si fa solo nel servizio della Asl di Teramo. E grazie a quell’esame gli è stata diagnostica una rarissima lesione di Dieulafoy.

Tutto è iniziato qualche mese fa: gastroscopia e colonscopia non avevano mostrato lesioni che spiegassero la perdita di sangue. Le indagini diagnostiche sono proseguire e con una videocapsula endoscopica, è stato studiato l’intestino tenue, ma la telecamera che grazie alla peristalsi ha percorso il piccolo intestino non ha mostrato nulla di rilevante. I medici hanno ripetuto l’esame dopo qualche giorno e hanno scoperto un piccolo fiotto di sangue fra il digiuno e l’ileo. Quindi il paziente è stato sottoposto a un esame endoscopico molto invasivo – non a caso si fa in anestesia totale e in sala operatoria – che in Abruzzo si fa solo a Teramo: l’enteroscopia. Si tratta, spiega il direttore dell’endoscopia digestiva Antonio Astolfi, che ha eseguito l’intervento con Giorgio Cappello e Gaetano Marchetti, di uno strumento che ha le stesse dimensioni di un gastroscopio e che viene inserito nello stomaco sulla guida di un tubo più grande con un pallone sulla punta che, gonfiandosi e sgonfiandosi lo fa progredire fino al piccolo intestino.

Grazie all’esame, che in reparto si fa dal 2006, all’epoca uno dei 4-5 in Italia, l’equipe è riuscita a individuare la lesione di Dieulafoy: sono state applicate tre clip endoscopiche e dopo due giorni il paziente è tornato a casa. «La maggior parte delle perdite di sangue avviene nel duodeno, nel colon o nello stomaco e solo nel 4-5% dei casi nel piccolo intestino, che è la parte più difficile da esplorare: si può fare solo con questo sistema», spiega Astolfi. (a.f.)