Teramo, Tancredi gestiva la società che incassava i soldi del crac Di Pietro

Soldi da Cipro: spunta la procura speciale al socio di Chiodi per la Kappa Immobiliare, una delle due società che incassavano i soldi della bancarotta teramana. E Costantini chiede al governatore di rompere il silenzio

TERAMO. La Kappa Immobiliare, una delle due società che incassavano soldi da Cipro, non aveva solo sede legale nello studio commerciale Chiodi-Tancredi a Teramo. Carmine Tancredi, commercialista ed ex assessore comunale, ne gestiva gli affari. Un atto lo dimostra: è una procura speciale che permetteva al professionista di avere potere di firma. In altre parole: il ruolo del socio del presidente della Regione, nelle vicende collegate alla bancarotta Di Pietro, non è marginale.

Non è indagato Tancredi, ma il documento che pubblichiamo alza il suo livello di coinvolgimento che non è più circoscritto alla sola ospitalità della sede legale visto che proprio al socio di Chiodi le due società cipriote, Dreamport Enterprises Limited e Ruclesarn Investiments Limited (che avevano il 99 per cento delle quote della Kappa Immobiliare e della De Immobiliare Srl) forniscono ampia delega a operare per loro nome e conto. Incluso il potere di versare nella Banca di Teramo il deposito provvisorio del loro capitale sociale di 10mila euro.

La Kappa Immobiliare è la società che investe i soldi - dirottati a Cipro da altre quattro società fallite - nell'acquisto del Lido Atlantic di Roseto che viene permutato con un appartamento a Colleatterrato. Non sappiamo che effetti avrà questo atto sull'inchiesta per bancarotta fraudolenta con "ripulitura", mediante triangolazioni estere in Svizzera, Inghilterra e Cipro, di milioni di euro (da tre si è arrivati a quindici) che ha portato all'arresto di quattro imprenditori, tra i quali i teramani Maurizio Di Pietro e Guido Curti.

Ma il ruolo dello studio Chiodi-Tancredi non era formale. La procura speciale dava infatti a Tancredi: «La più ampia e assoluta discrezionalità» si legge nell'atto che pubblichiamo. «Da Teramo ai paradisi fiscali, passando per lo studio di commercialista del presidente della Regione Abruzzo», dice Carlo Costantini, leader abruzzese dell'Idv, che incalza Chiodi. «Che cosa succede nello studio professionale del presidente della Regione che la mattina, quando ci rappresenta tutti, ci ricorda che le tasse, anche se salatissime, le dobbiamo pagare, mentre la sera, quando rappresenta gli interessi dei clienti del suo studio professionale, evidentemente se ne dimentica o, nella migliore delle ipotesi, consente che qualcuno, a sua insaputa, se ne dimentichi? Saperlo è un diritto degli abruzzesi che al presidente della Regione hanno affidato un pezzo importante del loro futuro».

Quindi l'affondo: «Non sta a me esprimere giudizi che non siano strettamente politici», afferma Costantini, «ma proprio sul piano politico la questione ha assunto dimensioni tali da imporre una presa di posizione da parte del presidente Chiodi che ha il dovere di spiegare agli abruzzesi se c'entra oppure no e nel caso (assolutamente auspicabile) in cui dichiari di non entrarci nulla, deve comunque chiarire se ritiene compatibile quello che accade nel suo studio professionale con la carica di presidente di Regione che continua a ricoprire».

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