Tercas schiacciata dal Venezia

Teramo in balìa degli avversari dal primo minuto

TREVISO. È la partita che non si sarebbe mai dovuta giocare, la partita "della wild card", se vogliamo definirla così. E se, alla fin fine, in estate è finita con un "pareggio" (in fondo entrambe non avevano torto), altrettanto non si può dire del match di ieri sera nella tana provvisoria della Reyer a Villorba, che i suoi tifosi rivogliono al più presto in città dall'esilio dorato del Palaverde: la squadra di Mazzon si conferma in gran forma e "regala" a Teramo, oltre all'86-71 finale, una serata da incubo.

Una gara in cui è difficile onestamente salvare qualcuno nella barca biancorossa, se non per qualche sprazzo.

Appoggiando molto il gioco su Brandon Brown, gli ospiti iniziano meglio (2-7 al 2'), grazie anche alla reattività di Wanamaker nell'area avversaria, ma Venezia, muovendo molto la palla sul perimetro, si trova via via in attacco, mettendo il naso avanti per la prima volta al 5' (10-9).

Mazzon spolvera a questo punto la zona 2-3, che rallenta molto i ritmi offensivi di Teramo grazie anche a un quintetto veloce (dentro Bowers per Fantoni, gravato di due falli): mossa azzeccata, perché porta al massimo vantaggio dei padroni di casa, trascinati da Slay, al 9' (21-15, punteggio con cui si chiude anche il quarto).

La partenza del secondo quarto è al rallentatore, con l'intensità difensiva teramana che costringe spesso Venezia, con in campo molte seconde linee (da Bryan, a Meini, ad Allegretti), a tiri allo scadere dei 24". Il problema, per gli ospiti, che inseriscono prima Fultz e poi Green, è l'attacco, dove solo la velocità di Cerella fa breccia nella retroguardia orogranata, costringendo Ramagli al time-out sul 28-22 del 14'. Ma la mossa non dà i frutti sperati, anzi. Con percentuali mostruose nel tiro da tre (10/16 all'intervallo lungo), Venezia (al solito Slay si affianca Bowers) dilata progressivamente il divario, fino a +16 (41-25 al 17'), sfruttando il gioco dentro-fuori. Né funziona il quintetto per quattro quinti italiano pensato da Ramagli, visto che Amoroso si procura un tecnico dopo una dubbia infrazione di passi, Fultz in regia non gira e Polonara ha il solo merito di metterci grinta in difesa per tentare di limitare, a volte anche oltre il lecito, lo scatenato Slay.

Il finale di tempo (47-33) pare dunque conseguenza inevitabile (e fortuna che, dalla lunetta, Amoroso e Dee Brown non fanno cilecca, perché il margine avrebbe potuto essere anche più ampio). Due palle perse da Venezia danno a Teramo l'illusione, in apertura di ripresa, che la musica può cambiare. L'impressione è che solo Venezia possa rimettere in gioco gli avversari: e questo incredibilmente avviene, quando i padroni di casa rallentano troppo i ritmi. Così, trascinata da Amoroso, beccato dal pubblico del Palaverde, e dalle quasi uniche buone giocate della serata di Fultz, Teramo arriva, grazie anche alla grinta difensiva, addirittura a -7 (57-50 al 29'). Venezia, però, ha capito la lezione: torna a +14 (66-52 al 32') e stavolta per Teramo è davvero finita.