Toghe in sciopero, stop ai processi

Niente cause in tribunale fino a martedì, decine di avvocati in assemblea

TERAMO. Udienze civili e penali bloccate fino a martedì prossimo. Anche a Teramo, infatti, gli avvocati scioperano e protestano per l'entrata in vigore della mediazione obbligatoria per i giudizi civili introdotta da una recente riforma.

Nel corso di un'animata assemblea, che si è svolta ieri mattina nell'aula di corte d'Assise del palazzo di giustizia, gli avvocati civilisti teramani hanno lanciato la proposta di proseguire nello sciopero proclamato dai sindacati nazionali.

Secondo gli avvocati, infatti, la conciliazione si ripercuoterà negativamente sui cittadini sia a livello economico e sia per i tempi che sono destinati ad allungarsi notevolmente.

«Il tentativo obbligatorio di mediazione», dice l'avvocato Enrico Ioannoni Fiore, presidente della Camera Civile teramana, «farà perdere all'utente della giustizia almeno quattro o cinque mesi, sottoponendo lo stesso all'onere di rivolgersi prima che al giudice ad un mediatore, sopportandone i relativi costi. La spesa sarà di importo variabile fra 105 e 9240 euro a seconda del valore della controversia e si dovrà versare anche se la conciliazione non riesce. I disagi della mediazione potrebbero derivare anche fatto che la stessa, magari introdotta dalla controparte, potrebbe svolgersi dinanzi ad organismi distanti anche centinaia di chilometri. Se poi la conciliazione non riuscisse, come avverrà per la stragrande maggioranza dei casi, prima di aver adito il giudice sarà stato buttato via tempo e denaro». Una riforma, dunque, che per i civilisti si annuncia fallimentare.
Gli avvocati, a questo proposito, nel corso dell'assemblea hanno ricordato l'esempio del tentativo obbligatorio di conciliazione introdotto nel processo del lavoro con pochissime vertenze definite in quell'ambito. Si contano sulle dita di una mano, infatti, i procedimenti definiti con la conciliazione.
«Fra l'altro», ha aggiunto Ioannoni Fiore, «l'introduzione di tale normativa rappresenta il segno di resa delle istituzioni in tema di giustizia civile: nell'impossibilità di dare tempi certi ed adeguatamente brevi al processo mediante rafforzamento degli organi giudiziari si cercano palliativi esterni agli organismi istituzionali, il cui costo ricadrà solo ed esclusivamente sull'utenza che, nella necessità di intraprendere un già costoso giudizio civile vedrà posta a suo carico una ulteriore spesa». La protesta, dunque, non si ferma e da Teramo parte la proposta di prolungare il periodo dello sciopero.

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