Tortoreto, è dichiarato insolvente ma non è vero: condannato il guppo Unicredit

Il caso di un imprenditore segnalato alla centrale rischi della Banca d’Italia quando il debito era stato già estinto. Il giudice: "Discredito di immagine personale e commerciale"
TORTORETO. Tutto è iniziato nel 2008 quando la sua banca gli ha annunciato che gli avrebbe chiuso il conto corrente dopo che la centrale rischi della Banca d’Italia lo aveva segnalato come insolvente per un credito risalente ai primi anni ottanta contratto con un altro istituto. Ma lui, piccolo imprenditore vibratiano, ha dimostrato che quel vecchio debito di 15mila euro era stato estinto e caduto in prescrizione ormai da tanto.
Dopo sette anni anche un giudice ha riconosciuto questa verità condannando la Zeus Finance e la Unicredit Crediti Management Bank Spa di Roma (la banca che aveva fatto la segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia e che non è l’istituto di credito in cui l’uomo aveva il conto) al pagamento dei danni nei confronti dell’imprenditore quantificati in 4mila euro. Scrive il giudice civile Francesca Bellomo a pagina 3 della sentenza: «La segnalazione di una sofferenza non più esistente, conferendo pubblicità interbancaria ad un non reale protarsi dell’insolvenza del debitore, è destinata ad assumere rilevanza peculiare in un’ottica commerciale ed imprenditoriale, risolvendosi in una complessa vicenda di indubitabile discredito patrimoniale, idonea a provocare un danno anche alla reputazione imprenditoriale del segnalato. Possono essere risarciti sia il danno non patrimoniale alla persona, anche giuridica, con riguardo ai valori della reputazione e dell’onore, sia il danno al patrimonio che può essere oggetto della prova presuntiva quale conseguenza per l’imprenditore di un peggioramento della sua affidabilità commerciale, essenziale anche per l’ottenimento e la conservazione dei finanziamenti, con lesione del diritto ad operare sul mercato secondo le regole della libera concorrenza».
Commenta l’avvocato Sigmar Frattarelli, il legale che ha assistito l’artigiano: «Dopo una lunga serie di verifiche e dopo aver richiesto alla stessa Banca d’Italia l’invio dei dati della segnalazione, il mio assistito ha scoperto che si trattava addirittura di un credito risalente ai primi anni ottanta ormai estinto e caduto in prescrizione da tantissimi anni. Immediatamente abbiamo inviato una lettera alla Unicredit per chiedere l’immediata cancellazione della segnalazione e nonostante l’evidenza di quanto accaduto la banca ha persistito per altri quattro mesi nel tenere ancora segnalato il nominativo del mio assistito, aggravando ancora di più il danno già provocatogli con la legittima e assurda segnalazione. Pertanto il giudice ha sancito la illegittimità del comportamento della banca la quale prima di procedere alla segnalazione non ha neppure minimamente verificato se il credito era ancora esistente ed esigibile e senza neppure inviargli un preavviso di segnalazione, pur sapendo che in realtà si trattava di un credito ormai estinto da anni».
©RIPRODUZIONE RISERVATA