Uccisa dal marito, indagati anche i medici

Partono due avvisi di garanzia, un perito accerterà se l'emorragia si poteva fermare

TERAMO. Ci sono anche due medici dell'ospedale di Sant'Omero sotto inchiesta per la tragica morte di Maria Rosa Perrone, la commerciante 51enne di Alba Adriatica accoltellata per gelosia domenica 16 ottobre dal marito William Adamo, 59 anni, da cui era separata. Adamo, che è stato visto aggredire la donna ed ha anche confessato l'accoltellamento, resta in carcere con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Quella sui due medici è un'inchiesta parallela per omicidio colposo e riguarda eventuali ritardi, errori ed omissioni nelle prime cure prestate alla donna. L'ufficio del giudice per l'inchiesta preliminare ha richiesto alla Procura un incidente probatorio: ovvero un accertamento irripetibile nel quale stabilire (con l'ausilio di una perizia medico-legale) eventuali responsabilità a carico dei medici. Questi, nel frattempo, hanno già ricevuto l'avviso di garanzia - un atto dovuto - dal pm Bruno Auriemma.

I TEMPI. È quanto accade nel lasso di tempo intercorso tra l'accoltellamento e la morte ad innescare il nuovo procedimento giudiziario. Tre ore nelle quali Maria Rosa Perrone, aggredita dall'ex marito al culmine di una lite e colpita con venti coltellate (al volto, al collo e all'addome), resta cosciente e, almeno fino a un certo punto, non appare in pericolo di vita. L'accoltellamento avviene in una strada di Alba, via Gorizia, nell'auto della donna, poco dopo le 14.30. Quella era l'ora dell'appuntamento tra lei e l'ex marito, accecato dalla gelosia per la nuova relazione sentimentale di Maria Rosa ed evidentemente già pronto a compiere un gesto estremo visto che portava, nascosto nella giacca, un coltello da cucina. La vittima viene prima soccorsa da alcuni passanti, attirati dalle sue urla e da quelle dell'aggressore, che le tamponano le ferite con dei fazzoletti di carta. Adamo resta sul posto e viene disarmato dai carabinieri. Verso le 15 arriva in via Gorizia un'ambulanza e intorno alle 15.30 la donna entra nel pronto soccorso dell'ospedale di Sant'Omero. Qui viene sottoposta alle prime cure. I medici all'inizio non la giudicano grave: la prima diagnosi parla di ferite superficiali, tanto che le viene assegnato un "codice verde". Si riservano, però, la prognosi. Successivamente applicano dei punti di sutura alle ferite. A un certo punto si rendono conto che il quadro clinico è più grave e dispongono il trasferimento della paziente all'ospedale di Teramo. Prima che questo trasferimento avvenga, Maria Rosa Perrone perde conoscenza e alle 18 muore a causa di una devastante emorragia interna.

GLI SCENARI. Se la nuova indagine dovesse accertare che la morte della madre di quattro figli è stata causata non solo dalle ferite, ma anche da una colpa medica, potrebbe anche cambiare, diventando meno grave, la posizione di William Adamo. Ma per l'ex commerciante di origine sarda potrebbe anche non cambiare nulla. Ovvero, l'incidente probatorio potrebbe stabilire che le lesioni causate dalle coltellate erano potenzialmente mortali, ma che la donna avrebbe potuto comunque salvarsi se curata adeguatamente e tempestivamente. Insomma, potrebbe finire con tre condanne: una per omicidio volontario, le altre due per omicidio colposo. È, ovviamente, uno scenario ipotetico. In questo momento a carico dei due medici c'è solo un'ipotesi di reato, che andrà verificata con attenzione. Innanzitutto esaminando la relazione dell'anatomopatologa Gina Quaglione, che ha effettuato l'autopsia su incarico del pm, e la cartella clinica. E in estrema ipotesi, se questi documenti non dovessero bastare, riesumando la salma.

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