Teramo

Uomini adescati nella chat per incontri gay, poi sequestrati e rapinati: condannati tre nigeriani

4 Novembre 2025

Teramo: l’inchiesta è nata nel 2023 dopo la denuncia di cinque teramani minacciati e costretti a versare dai 100 ai 400 euro ai giovani stranieri

TERAMO. Contatti su un’app per incontri omosessuali finiti in rapine, estorsioni e sequestri di persona. Accuse pesantissime, denunciate dalle vittime e approdate in tribunale. Qui, ieri, la vicenda si è chiusa con tre condanne nei confronti di altrettanti giovani nigeriani che nel 2023 furono anche arrestati.

La Corte d’Assise di Teramo presieduta dal giudice Francesco Ferretti (a latere Marco D’Antoni e giudici popolari) ha inflitto pena pari a: un anno e nove mesi, tre anni e due mesi, e tre anni e cinque mesi nei confronti degli imputati. Condanne inferiori, quasi della metà, di quelle richieste dalla pubblica accusa. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. Ciò che intanto è emerso, anche sulla scorta di una pronuncia della Corte costituzionale sollecitata sul punto proprio dalla Corte d’assise di Teramo, è che il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione è stato riqualificato in sequestro di persona: una circostanza che ha evitato agli imputati pene più severe (da 25 a 30 anni).

I nigeriani sono finiti nei guai perché, stando alle accuse di alcune vittime (che non si sono costituite parte civile nel processo) e sulla base dei riscontri investigativi condotti all’epoca, avrebbero usato una chat di incontri per estorcere denaro. In particolare i tre, in concorso, avrebbero approcciato le vittime utilizzando un’app per incontri omosessuali con falsi nickname, poi le avrebbero minacciate per costringere il malcapitato del momento a pagare somme variabili tra 100 e 400 euro. E qualora quest’ultimo non li avesse avuti sarebbe stato costretto, sotto minaccia, a fare il prelievo al bancomat più vicino.

Gli imputati hanno sempre respinto ogni accusa, sostenendo di aver ricevuto soldi dalle persone che incontravano perché così veniva concordato. Secondo i tre, sentiti anche in aula durante il processo, non ci sarebbe stata mai nessuna estorsione o rapina ma solo il pagamento di prestazioni sessuali preventivamente pattuite coi clienti. Gli incontri si sarebbero svolti in una casa alle porte di Teramo e a denunciare gli episodi sono state cinque persone. Nel processo gli imputati sono assistiti dagli avvocati Tulliola e Luigi Immanuel Aloè, e Andrea Palazzeschi.