Villa del sesso a Basciano, 9 anni e mezzo di carcere

19 Marzo 2014

Ma il pm ne aveva chiesti molti di più: cade l’accusa di aver sfruttato le ragazze, regge solo il favoreggiamento

TERAMO. E’ l’orientamento della Cassazione a guidare la sentenza che in primo grado condanna il gestore e gli organizzatori della villa del sesso di Basciano, il circolo privato trasformato in night club e sequestrato cinque anni fa. Nove anni e sei mesi di carcere complessivi per favoreggiamento ai sei teramani imputati, mentre cadono i reati di sfruttamento e reclutamento. Carlo Volpe, 51 anni, originario di Chieti, è stato condannato a un anno 8 mesi; Thomas Pacinelli, 40 anni, a un anno e 6 mesi; Cristian Ciabattoni, 37 anni, ad un anno e sei mesi; Gabriele Marrancone, 28 anni, ad un anno e 8 mesi, Marco Tassoni, 24 anni, ad un anno e 6 mesi e Massimiliano Fabbretti ad un anno e 8 mesi.

Anche se il filo che segna il confine tra prostituzione e night club è molto sottile i giudici della terza sezione della Suprema Corte hanno scritto che «costituisce comportamento prostitutivo anche quello di denudarsi a fine di lucro in presenza di più persone consentendo palpeggiamento e toccamento e risponde di favoreggiamento e agevolazione dell’altrui prostituzione colui che tale specie di convegno organizzi, promuova o al quale comunque dia opera». Nelle parole della requisitoria del pm Laura Colica (che aveva chiesto 5 anni per ciascuno) la villa di Basciano, vecchio casolare affittato e trasformato dall’oggi al domani in un circolo privato in cui si entrava solo con la tessera, diventa «una stamberga con spogliatoi che definire privè è una esagerazione, con tariffe codificate per consumazioni di bevande, spogliarelli e rapporti sessuali». Dal 2008 al 2009 in quella «stamberga» ogni sera arrivano decine di clienti che poi sfileranno come testi davanti ai giudici (presidente Giovanni Cirillo, a latere Carlo Saverio Pompei e Enrico Pompei)raccontando incontri privati e spettacoli. Pensionati, studenti, professionisti che hanno snocciolato prezzi e spaccati di vita tra un «ci andavano tutti e allora anch’io sono andato a vedere quello che succedeva» e «ho sempre pagato fino all’ultima lira e non ho visto ragazze costrette ma libere di fare quello che volevano». Venti euro era il costo della tessera da socio del circolo, dieci per la consumazione al bar, 25 per i divanetti, 50 per 15 minuti nel privè, 100 per trenta minuti e 150 per un’ora. E nel corso delle numerose udienze davanti ai giudici sono sfilate anche decine di ragazze arrivate come ballerine di lap dance e finite nei privè. L'operazione, che all’epoca qualcuno chiamò “Agrisex” , venne condotta dai carabinieri. I militari dopo aver raccolto delle voci che circolavano in paese sulla presenza delle ragazze in quel vecchio casolare ristrutturato cominciarono ad infiltrarsi nel cirolo. Furono loro i primi a scoprire quello che succedeva e raccontarlo in una informativa inviata in procura: le ragazze familiarizzavano con i clienti e poi li portavano al piano di sopra, dove erano state ricavate delle mini stanze da letto. I sei, secondo l'accusa della procura, avevano diversi ruoli organizzativi e logistici. Nel corso degli interrogatori di garanzia si sono sempre difesi sostenendo di non sapere quello che le ballerine facevano con i clienti nei piccoli camerini. La difesa (rappresentata dagli avvocati Fabrizio Acronzio, Vincenzo Di Gialluca, Valeria Vanni e Giovanni Melchiorre) annuncia ricorso in Appello.

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