L’addio al gigante buono dalla città ferma per lutto «Fai buon viaggio, Carlé»

Anche ieri chiesa di Sant’Antonio gremita per i funerali del 18enne Rizzi L’amico Valerio: illumina il cammino di chi ha conosciuto te e Giorgia
LANCIANO. Il “gigante buono”, dal sorriso contagioso e dalla battuta sempre pronta, non c'è più. Fanno fatica gli amici di Carlo Rizzi ad associare questa bara bianca, ricoperta di fiori candidi, all'immagine allegra e giocosa del loro compagno di studi e di tante avventure. Invece Carlo, 18 anni appena, è volato via in una calda sera d'agosto, che prometteva sorrisi e risate e che invece si è chiusa tra lacrime e dolore. Da giovedì scorso Lanciano vive sospesa per la tragedia di Carlo Rizzi e Giorgia Apollonio, 19 anni, uniti nella morte da un tragico schianto in moto.
Nel secondo giorno di lutto cittadino, la città si ferma per l'ultimo saluto al giovane, dopo quello alla sua bionda e delicata amica. «Ragazzi completamente diversi ma innamorati della vita», dice don Francesco Concato, parroco di Sant'Antonio che, per il secondo giorno, prova a contenere lacrime e commozione. Era la parrocchia di Carlo e della sua famiglia. «Ha ricevuto qui la prima comunione e la cresima, fino a poco tempo fa era membro del gruppo di chierichetti, con la veste sempre un po' stretta», strappa un sorriso il frate, «un ragazzo timido, buono, gentile, altruista. Siamo con il cuore trafitto e ferito per questi due ragazzi. Ma questo grande dolore nasce proprio dall'amore. Avevano sogni da realizzare: Giorgia voleva diventare magistrato, Carlo ingegnere. Due lavori per rendere il mondo migliore. Possiamo portare noi avanti quel loro sogno, vivere pienamente la vita che a loro è stata levata improvvisamente».
Mamma Katia e papà Adamo, entrambi dipendenti Asl, hanno un dolore troppo grande da sorreggere. Restano seduti, in silenzio, mentre gli amici ricordano quel loro figlio d'oro. Vincenzo è l'amico fraterno di Carlo, lo ha visto morire sotto i suoi occhi. «Non riuscirò mai a capacitarmi di come tu sia volato via così, davanti ai miei occhi e a pochi metri da me», dice Vincenzo al termine della funzione, «eri il mio migliore amico, il tuo Terence Hill non ha più il suo Bud Spencer, il suo gigante buono. Se il futuro prima era chiaro, ora no, ora ho paura senza di te. Il futuro tornerà un po’ più chiaro se tu, insieme alla nostra piccola Giorgia, sarai quella luce che illuminerà il mio cammino e quello di tutti gli altri che hanno avuto il privilegio di conoscere due soli come voi. Sarai sempre con me, sarai sempre mio fratello».
Ci sono gli amici dell'autobus, conosciuti nei viaggi per andare a scuola a Ortona: «Eri sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con una battuta pronta. Se avevamo una giornata no o eravamo tristi, il tuo sorriso era contagioso. Sei sempre stato il nostro punto di riferimento, la persona su cui potevamo contare». Ci sono i compagni di classe del Nautico: «Sei stato una persona che chiunque merita di incontrare. Ricordiamo il tuo ingegno per guadagnarti un pezzo della nostra merenda, anche se col tempo ci eravamo abituati a dartelo senza che tu ce lo chiedessi, anche perché i debiti con te non finivano mai. Eri il primo che nel momento del bisogno, durante una verifica o un'interrogazione, si sacrificava per noi. Sarai uno degli esempi di cui la nostra scuola andrà sempre fiera. Ci hai insegnato tanto ed è anche grazie a te se siamo diventati ciò che siamo oggi».
Fuori l'abbraccio ideale ai genitori di Carlo e Giorgia e il volo di palloncini bianchi, liberati in cielo dagli amici: «Fai buon viaggio, Carlé».
©RIPRODUZIONE RISERVATA