AMBIENTE E METEO

Abruzzo, a maggio il 97 per cento della pioggia in meno

Dorsale adriatica a rischio desertificazione malgrado le risorse naturali: i dati rispetto alla media storica e uniti alle criticità idrica accentuano il problema. E le previsioni dicono che il caldo resiste

PESCARA. In Abruzzo, maggio 2021 è stato un mese estremamente secco, soprattutto nei territori prossimi alla costa pescarese e chietina, dove è stato registrato un deficit pluviometrico fino al 97% rispetto alla media storica. Vuol dire che rispetto al passato ha piovuto molto di meno rendendo così ancora più forte e prioritario il rischio della desertificazione che corre la nostra regione insieme a gran parte del Sud Italia. E questo malgrado le risorse naturali idriche della regione. Perché ad incidere è anche la forte dispersione lungo la rete.

A rinnovare l'allarme sono i dati resi noti nel corso della Conferenza Internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, promossa nel 2020 dall’Università Ben Gurion in Israele, e che l'associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha diffuso ripropronendoli a Roma fino a Bruxelles attraverso Irrigants d’Europe. 

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Francesco Vincenzi, presidente Anbi, chiede che in Europa non prevalgano "posizioni di ambientalismo fondamentalista, che avrebbero conseguenze pesantissime per l’ecosistema dei territori, ad iniziare da una pedissequa applicazione della normativa sul deflusso ecologico". Lo  scopo  è di arrivare ad una moratoria che consenta di adeguare il sistema idrico a obbiettivi di sostenibilità.

In sostanza l'Abruzzo è inserito in quel 20 per cento delle penisola considerato a rischio e che interessa il Sud con tutta la dorsale adriatica a partire dall'Emilia Romagna.  Tenendoci più larghi, nell’Unione Europea l’8% del territorio in 13 Stati, è a rischio desertificazione, e le zone più esposte sono in Spagna, Sud Italia, Malta, Cipro, Sud-Est della Grecia e nelle aree di Bulgaria e Romania, che si affacciano sul Mar Nero.

Un quadro che si completa con un altro dato emerso dalla Conferenza internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, promossa nel 2020 dall’Università Ben Gurion in Israele, nella quale si è affermato che, nel mondo, ogni ora vanno persi 1300 ettari di terra coltivabile, a causa di siccità e desertificazione. Secondo l’Atlante Mondiale sulla Desertificazione, oltre il 75% della superficie terrestre è già degradata e questa percentuale può raggiungere il 90% nel 2050. "La Corte dei Conti europea ha stimato che, nel Vecchio Continente, le aree meridionali, centrali e orientali a rischio elevato o molto elevato, dal 2008 al 2017 sono aumentate di 177.000 chilometri quadrati, pari al 10,6%, arrivando ad un totale di kmq. 645.000 a rischio alto o molto alto".

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 Secondo i dati settimanalmente elaborati dall’Osservatorio Anbi è l’Emilia Romagna a dimostrare un sorprendente trend a rischio. Oltre al fiume Po che, pur in ripresa, resta ad un terzo della portata del 2020 e sempre sotto la media storica, tutti gli altri corsi d’acqua soffrono o addirittura precipitano nei livelli, come il Reno e l’Enza, che scende di nuovo sotto il minimo storico.

Un anno fa, dopo un mese piovoso erano tutti abbondantemente sopra la media e, nonostante ciò, soffrirono abbondantemente nei mesi estivi.

Esemplare è la situazione dei territori costieri romagnoli adiacenti al Reno: a Nord, dall’inizio dell’anno sono caduti mm. 359.8 di pioggia, inferiori addirittura al livello del siccitoso 2017, il solo inferiore (mm.390,4) alla poca pioggia finora caduta anche nei territori a Sud del fiume (mm.407,3).

E l'Abruzzo? Qui a una condizione meteo che fa sì che le portate dei fiumi si abbassino, si uniscono le situazioni croniche di criticità idrica, andando così a confermare la conclamata aridità lungo la dorsale adriatica. E le previsioni dicono che per la pioggia occorre attendere. Secondo il Centro  Funzionale d’Abruzzo, il promontorio interciclonico di origine nord-africana persiste e impedisce l’ingresso di perturbazioni atlantiche, con transito di estese velature. La risalita di aria nord-africana dà luogo al sensibile rialzo termico, con valori da elevati a molto elevati, specie in Abruzzo e sul resto del basso versante Adriatico.

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