Abruzzo Progetti, è scontro in Consiglio regionale: sotto accusa i fondi da 2,3 milioni

31 Ottobre 2025

Monta il caso sull’emendamento d’oro per la società prima messa in liquidazione e poi salvata. La Regione Abruzzo riporta la società in bonis e compra le quote dall’allora socio Selex

L’AQUILA. Nel 2010, viene liquidata ed etichettata come «carrozzone». Cinque anni dopo, nuova giunta e dietrofront: la Regione Abruzzo riporta la società in bonis e compra le quote dall’allora socio Selex. Infine, il presente, con i fondi per quella liquidazione mai conclusa che tornano per bussare alle porte delle dissestate casse abruzzesi. È la storia, piena di colpi di scena, di Abruzzo Progetti – ex Abruzzo Engineering – al centro delle polemiche dopo lo stanziamento da 2,3 milioni contenuto nella leggina sulle cooperative di comunità, una omnibus piena zeppa di emendamenti dal valore complessivo di 8,5 milioni di euro. Il capogruppo del Pd Silvio Paolucci la chiama sarcasticamente «Abruzzo consulenti» perché, dice, «negli anni ha continuato a ricevere dalla Regione contratti di servizi per oltre 10 milioni di euro». L’amministratore unico, il sindaco di Magliano dei Marsi Pasqualino Di Cristofano, difende a spada tratta l’emendamento, con cui «è stata data maggiore stabilità alla seconda partecipata della Regione che ultimamente si è distinta tra le migliori 5 d’Italia per attuazione dei progetti Pnrr».

LA STORIA DELL’AZIENDA

Quando è stata fondata, nel 2006, l’obiettivo di Abruzzo Engineering era combattere il digital divide nella regione, specialmente tra aree costiere e aree interne. Fin dall’inizio è stata partecipata al 60% dalla Regione Abruzzo, al 30% da Finmeccanica attraverso Selex Service Management e al 10% dalla Provincia dell’Aquila. Un progetto quasi in anticipo rispetto ai tempi, ma che in quattro anni si scontra con una realtà economica non sostenibile: vista la situazione debitoria, nel 2010 i tre soci decidono di mettere in liquidazione la società e viene costituito un apposito fondo. Nel 2015 la prima svolta improvvisa raccontata dalle legge 20 del 2015, in cui la giunta è autorizzata «all'acquisizione di quote di capitale sociale della Abruzzo Engineering» fino al «90% del capitale sociale» per renderla «una società in house». La Regione, quindi, stanzia 1,4 milioni di euro per il fondo di liquidazione, ma questa volta sceglie di tutelarsi. «Nessun onere diretto o indiretto», si legge nella legge del 2015, «è assunto a carico del bilancio regionale per l’eventuale ripiano di futuri possibili disavanzi di bilancio di Abruzzo Engineering». Dopo essersi coperta le spalle, la Regione riporta in bonis l’azienda che prosegue a pieno regime con le sue attività.

L’EMENDAMENTO DEL CAOS

Il resto è storia recente. Anzi, recentissima. L’emendamento a firma del capogruppo di FdI Massimo Verrecchia inserito nell’innocua legge sulle cooperative ha scatenato il caos in entrambi gli schieramenti del consiglio regionale nell’ultima seduta, con addirittura il presidente Lorenzo Sospiri di Forza Italia che ha dovuto abbandonare momentaneamente le vesti da presidente per indossare gli abiti del moderatore della coalizione. Paolucci non ha peli sulla lingua: «È la solita omnibus in cui viene infilato di tutto», dice il dem, «come i 2,3 milioni trasferiti ad Abruzzo Progetti, o forse sarebbe più corretto definirla “Abruzzo Consulenti” per la liquidazione di Abruzzo Engineering, riportata in bonis quasi dieci anni fa e che nel tempo ha continuato a ricevere contratti di servizi dalla Regione Abruzzo per oltre 10 milioni». Il capogruppo Pd fa i conti dei costi dell’azienda: «A fine 2024 lo stesso ente regionale, responsabile in solido con Abruzzo Progetti, ha versato circa 8,5 milioni per il contenzioso con l’ex socio Selex; poi i 10 milioni in commesse; ora, ulteriori 2,3 milioni con l’ennesima omnibus». Soldi su soldi, sostiene il consigliere, su cui non si può fare nessuna verifica: «È un intreccio di rapporti economici e societari che, attraverso le leggi omnibus e le famose “ulteriori disposizioni”, evita ogni forma di istruttoria, verifica e controllo, alimentando il legittimo dubbio sulla trasparenza dell’azione».

LA RISPOSTA

Secondo Di Cristofano, amministratore unico di Abruzzo Progetti, l’opposizione getta ombre «del tutto strumentali» su una realtà che «ultimamente si è distinta tra le migliori 5 Regioni d’Italia per attuazione dei progetti Pnrr». Con lo stanziamento deciso dalla giunta si è «definita una partita di carattere finanziario che dà stabilità alla seconda partecipata della Regione», continua Di Cristofano, che poi ricostruisce la sua versione della storia: «La società, oggi erede dell’allora Abruzzo Engineering, è stata posta in liquidazione nel 2010 ed è uscita dalla stessa nel 2017 “in bonis” consentendo di fatto nessuna chiusura. Nel corso di quel periodo il socio Regione ha assunto formalmente degli impegni di carattere economico che hanno costituito in sostanza il fondo di liquidazione». Aspetti che, secondo l’amministratore, sono stati «sempre ben esplicitati nelle scritture contabili della società» e ribaditi nel corso degli anni «senza distinzione dal colore politico dell’amministrazione regionali». Quei debiti, insomma, sono legati al fondo di liquidazione e «devono essere saldati». Anche i progetti mai conclusi, presto o tardi, si pagano.