Abruzzo, senza lavoro il 30% dei giovani

Più penalizzate le donne. Aumenta l'occupazione per la classe d'età tra i 55 e 64 anni

PESCARA. La crisi colpisce soprattutto le nuove generazioni. In Abruzzo dal 2008 al 2011, secondo l'Istat, la disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) è cresciuta di quasi dieci punti, dal 19,7 al 29,7. A questo dato occorre aggiungere dieci punti in più se si prende in considerazione la disoccupazione femminile che arriva a quota 38%. La disoccupazione dello scaglione d'età superiore, dai 25 ai 34 anni, è cresciuta ma meno, toccando il 14,4% contro il 10,3% del 2008. Rispetto agli under 24 la provincia più penalizzata è quella dell'Aquila. Per lo scaglione successivo è Chieti.

Per arrivare a valori simili bisogna tornare indietro al 2001. Tra le regioni del centro nord fa peggio solo il Lazio (31%), mentre l'Abruzzo fa meglio di tutte le altre regioni del Mezzogiorno.

A livello nazionale, dal 2008 allo scorso anno gli occupati under 35 sono calati di un milione di unità: poco più di 6 milioni nel 2011, 7,1 milioni tre anni prima, secondo un confronto dei dati Istat. Andamenti opposti a quelli emersi dalla recente rilevazione dell'Istat sulle forze lavoro, che, con tutta probabilità, si spiegano da una parte con contratti di lavoro venuti meno per molti giovani; e, dall'altra, con il progressivo invecchiamento della popolazione e l'inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione, che hanno mantenuto sul posto gli occupati più avanti con l'età, specialmente se donne (+23% in tre anni). Va meglio infatti per gli occupati nella classe d'età tra i 55 e i 64 anni che sono aumentati del 15% nell'arco di tre anni, dal 2008 al 2011. Nel dettaglio, gli occupati più adulti (55-64 anni) sono saliti di 376 mila unità, passando da 2 milioni 466 mila del 2008 a 2 milioni 842 mila del 2011.

Per la Cgil «la credibilità e l'efficacia delle politiche economiche del governo si misura esattamente dalla politiche per la crescita, rispetto alle quali si registra un grave ritardo». «Se da una parte si contano un milione di under 35 occupati in meno in tre anni» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere «dall'altra abbiamo tre miliardi di ore di cassa integrazione relative allo stesso periodo. Un combinato disposto che figura la pesantezza di una crisi che si abbatte principalmente sulle fasce più deboli, i giovani». Secondo Scudiere quindi «bisogna correggere il provvedimento sul mercato del lavoro guardando ai giovani che sono soggetti a lavoro frantumato e precario, senza diritti e senza protezione. Vanno riviste le norme del ddl per allargare e includere le parti più deboli».

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