Abruzzo, stop alla pesca

Termoli, la marineria vince il ricorso e incassa 1 milione

PESCARA. Comincia oggi il fermo della pesca per l'Abruzzo, con un mese di ritardo rispetto alle altre marinerie dell'Adriatico che si sono fermate in agosto. Queste ultime però dovranno sopportare altri 5 giorni di fermo, da oggi fino al 5 settembre. Blocco disposto dal decreto firmato ieri dal ministero dell'Agricoltura Giancarlo Galan dopo il parere ricevuto dall'Unità di crisi.

La proroga, definita «tecnica» riguarda tutti i compartimenti adriatici, da Trieste a Bari, ad esclusione dell'Abruzzo che va regolarmente in fermo oggi. Il risultato è che per tutta la settimana sulle tavole degli abruzzesi potrà arrivare solo pesce del Tirreno o della piccola pesca regionale con un riflesso sensibile sui prezzi.

«Prolungare il fermo pesca dà la possibilità alle specie ittiche di raggiungere le taglie commerciali, riducendo la mortalità degli esemplari giovani», ha spiegato il ministro, «una misura che rientra nell'idea di pesca responsabile che fin dall'inizio del mio mandato mi sono prefissato. Continueremo a sostenere tutti coloro che mirano alla conservazione delle risorse biologiche e alla loro valorizzazione, senza sprechi e senza danni ambientali insostenibili».

La Direzione generale della Pesca e dell'Acquacoltura elaborerà entro la metà di settembre un rapporto sullo stato delle risorse e l'Unità di crisi valuterà nei prossimi giorni la possibilità di ulteriori periodi di arresto temporaneo delle attività di pesca in Adriatico.

L'assessore regionale Mauro Febbo ha in agenda un incontro al ministero il 7 settembre: «Sarà una riunione importante perché dovremo definire alcune questioni richieste dalle nostre marinerie, come quella dei conteggi degli importi sulle indennità rimborsate. Ma la richiesta delle marinerie è quello di rivedere tutto il regolamento del fermo biologico». Sulla decisione di posticipare a settembre il fermo Febbo ha ricevuto reazioni «fortemente positive», mentre il prodotto è stato venduto «a prezzi buoni».

Intanto il Tar del Lazio ha accolto il ricorso della marineria di Termoli, curato dal docente universitario e avvocato esperto di diritto della navigazione Giovanni Di Giandomenico, per il risarcimento dei danni determinati dal fermo biologico ai marittimi locali dal 2005 a tutto il 2009 e ha condannato il ministero a risarcire alle imprese delle pesca 1 milione di euro dichiarando «l'inefficacia dei decreti dispositivi del blocco per quegli anni».

I marittimi molisani sono sul piede di guerra anche per il prolungamento del fermo fino al 5. «Ancora una volta ci troviamo davanti al fatto compiuto, a delle decisioni assurde, prese senza tener conto assolutamente delle diversità dei fondali dell'Adriatico» hanno dichiarato, «e della possibilità di poter comunque preservare la risorsa senza dover bloccare l'attività. Attendiamo ora di vedere in che modo il Ministero deciderà di impedire la ripresa dell'attività, considerato che qualsiasi provvedimento in tal senso, per essere efficace e quindi legittimo, ha bisogno della previa registrazione da parte della Corte dei Conti e della successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA