«Acqua, così si va al collasso»

16 Febbraio 2010

Di Paolo lancia l’allarme: gestione fuori da ogni controllo

L’AQUILA. «Il sistema così com’è non funziona e se si continua su questa strada il collasso è sicuro». Usa parole molto dirette l’assessore al ciclo idrico integrato Angelo Di Paolo per definire la situazione legata all’amministrazione e alla gestione dell’acqua. Di Paolo lancia un autentico allarme in merito alla salvaguardia di un bene di cui l’Abruzzo è ricco ma che, continuando con questa politica, può essere messo a serio rischio. Per l’assessore, è urgente approvare la prima parte della legge di riforma già licenziata dalla giunta regionale che sarà all’esame del consiglio nelle prossime settimane. «Dobbiamo riportare a un equilibrio l’intero sistema» spiega ancora Di Paolo. «Si deve intervenire con la massima tempestività in primis con l’approvazione del Ddl che definisce l’Abruzzo in un unico Ato e blocca la legge in corso che ne prevede quattro.

Solo così si possono centrare gli obiettivi della riduzione dei costi, a partire dalle tariffe, come voluto dalla giunta e dal consiglio regionale, e dell’efficienza, efficacia e economicità del servizio, come voluto dal legislatore. Tutto ciò chiarisce l’assessore - con una gestione del servizio idrico integrato totalmente pubblica, una necessità ribadita dal consiglio regionale».
Molto negativa la fotografia di un settore molto vicino alla deregulation, che conta un migliaio di dipendenti e che muove un giro di affari di circa 100 milioni di euro. Un settore dove si annidano sprechi e privilegi con costi della politica molto alti vista la presenza di numerosi Cda.

Attualmente la legge, approvata nella passata amministrazione, prevede quattro ambiti territoriali ottimali (Ato) che la giunta regionale ha affidato a un unico commissario, il direttore regionale del settore Pierluigi Caputi. Le società di gestione, tutte Spa pubbliche controllate dai sindaci, sono rimaste sei come originariamente era il numero di Ato. Il ruolo di queste ultime non risulta impeccabile: a esempio, gli Ato di Sulmona e Lanciano non hanno proceduto allo scioglimento, previsto dalla legge, delle Spa ritenute inutili, proprietarie delle reti e di quelle create per gestire la depurazione.

Come dire non tutte si attengono alle direttive. «Da una approfondita analisi e da incontri con i soggetti emerge che la situazione, pur in presenza di un’attività complessa, è fortemente critica, non in sintonia con le direttive comunitarie, la legislazione nazionale e quella regionale prosegue l’assessore regionale. «Tutto ciò nonostante il lavoro e i risultati ottenuti dal commissario. I costi della gestione sono abnormi e infatti hanno assorbito tutte le risorse, anche quelle destinate per contratto agli investimenti. Quindi, si sono realizzati meno reti e meno depuratori. Così si disperde l’acqua. Inoltre, senza depuratori sufficienti, c’è il rischio che l’acqua torni nei fiumi in qualità non adeguata alle previsioni normative».

Qual è il comportamento delle società di gestione? «Alcune Spa non sottopongono gli atti all’Ato, quindi la gestione non è controllata da nessuno. E’ assente il controllo analogo che è la condizione necessaria perché possa esistere la gestione pubblica. Ma stiamo mettendo in campo delle azioni perché tutto torni alla normalità e venga ricondotto nell’alveo della legge».