LA CRISI IDRICA

Acqua potabile: Abruzzo maglia nera in Italia, più della metà si perde nelle reti

Chieti, L'Aquila e Pescara tra le peggiori province per livelli di dispersione. L'Aca: "Fine emergenza il 30 settembre"

In Abruzzo più della metà dell'acqua potabile si perde nelle reti, al punto che è la regione italiana con la più alta percentuale di perdite idriche nel sistema di distribuzione. Tre province su quattro sono tra le peggiori in Italia per i livelli di dispersione idrica: Chieti, L'Aquila e Pescara, rispettivamente al terzo, quarto e decimo posto della classifica nazionale. E' quanto emerge da un'indagine del centro studi di Confartigianato Chieti L'Aquila, che ha analizzato dati Istat, mentre l'emergenza idrica estiva fa sentire i suoi pesantissimi effetti.
Sono decenni che associazioni ed enti di varia natura segnalano numeri analoghi agli attuali: trent'anni fa, nel 1991, ad esempio, il Wwf lanciò l'allarme per perdite idriche del tutto simili a quelle registrate oggi. Dall'analisi di Confartigianato - gli ultimi dati disponibili sono del 2018 - in Abruzzo le perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua sono pari al 55,6%: media nazionale 42%. Il parametro, tra l'altro, è peggiorato nel corso del tempo: nel 2015 era al 47,9% e nel 2012 al 42,3%.

A livello territoriale, il valore peggiore è della provincia di Chieti: con il 65,6% di perdite idriche in rapporto al volume di acqua immesso in rete, è al terzo posto tra le province italiane con il dato più alto. Segue l'Aquilano, al quarto posto con il 62,3%. Poi, in decima posizione, c'è il Pescarese, con il 55%. Si salva solo la provincia di Teramo, che è tra le quindici migliori, con il 27,3%. "In Abruzzo, in questo momento - afferma il direttore generale di Confartigianato Chieti L'Aquila, Daniele Giangiulli - l'acqua manca dappertutto, anche nei capoluoghi, a partire da Chieti, con disagi e danni per i cittadini e per il tessuto economico e produttivo. I dati parlano chiaro: ci troviamo di fronti a reti colabrodo. I numeri fotografano l'inadeguatezza del sistema idrico abruzzese, che di efficiente ha ben poco, nonostante i costi alti sostenuti dagli utenti. I cittadini abruzzesi meritano un servizio di qualità. Le imprese abruzzesi, già in grandissima difficoltà a causa della pandemia, non possono permettersi di subire anche i gravi disagi dovuti all'assenza di acqua".

ACA: "Fine emergenza il 30 settembre". Il presidente dell'Aca Giovanna Brandelli fa il punto sulla riduzione idrica in questa estate calda e siccitosa nei 64 Comuni che ricadono nella gestione del consorzio acquedottistico di Pescara. "Tante sono le cause di questa emergenza idrica e quindi, quando una di queste cause verrà meno, avremo una riduzione del problema. Bisogna considerare che abbiamo una riduzione della risorsa di 340 litri al secondo in meno del fabbisogno che è di 3400 dopo il periodo Covid, perché l'extraconsumo dello scorso anno non è tornato indietro. La crisi idrica dello scorso anno era legata alla scarsità di precipitazioni del 2020 e quelle del 2021 non sono riuscite a compensare quanto accaduto un anno fa e non siamo riusciti a tornare ai livelli standard di prima di ricarica delle sorgenti. Abbiamo una riduzione di risorsa alle sorgenti, questo è vero, ma non abbiamo perdite dalle adduttrici ai rami principali, ma le perdite le abbiamo nei tratti finali delle reti e delle condotte. C'è però una cosa positiva - spiega il presidente del Cda Aca - perché da oggi con il Tirino abbiamo un ulteriore incremento di acqua perché guadagniamo 60 litri al secondi con l'attivazione del progetto nato nel 2020 (poi bloccato da tecnici e burocratici) per una condotta provvisoria che è stata attaccata in questo ultimo fine settimana. Abbiamo messo in piedi anche il servizio del soccorso idrico per chi ha una autoclave e resta senza risorsa. L'autoclave, voglio lanciare quesito messaggio, fa parte dell'uso solidale e sostenibile dell'uso della risorsa idrica. L'autoclave permette di far arrivare l'acqua fino ad un settimo piano. Se così non fosse avremmo bisogno per far arrivare in alto l'acqua dovremmo aumentare la pressione sulle tubazioni, rischiando la rottura e riducendo poi il fabbisogno per chi viene dopo. Le chiusure? Il sistema dell'approvvigionamento idrico fa sì che si debba, nei periodi estivi e di extra consumo, per evitare di far mancare la risorsa idrica bei tratti terminali, approntare delle chiusure per far riempire i serbatoi. A noi non piace chiudere l'acqua ma abbiamo il dovere di amministrare operativamente il bene acqua, garantendo solidarietà e sostenibilità. Noi siamo la trincera e quelli che subiscono l'onda d'urto dell' utenza, dei cambiamenti climatici e della riduzione di acqua nelle sorgenti, ma siamo l'ente attuatore di un sistema della gestione della risorsa idrica che dobbiamo amministrare. Ci auguriamo che chiudendo entro il 30 settembre il cantiere del progetto del Tirino di cui parlavamo prima, avremo 200 litri al secondo in più e per l'autunno poter avere una situazione diversa".