Angelucci: i parlamentari facciano pressioni per l'Abruzzo

24 Giugno 2011

Appello degli imprenditori a tutti i politici: "L'economia non riparte con il macigno della sanità"

PESCARA. «Il Patto per lo sviluppo l’abbiamo proposto noi imprenditori assieme a sindacati e associazioni. E’ un’alleanza storica, sulla quale credo tantissimo. Ora è necessario trovare gli interlocutori giusti al governo, e che tutti insieme ci diamo da fare per l’Abruzzo perché il momento è davvero drammatico». Si appella al principio del bene comune il presidente di Confindustria, Mauro Angelucci, per parlare di riforme, sanità, del post terremoto all’Aquila «dove i soldi ci sono», dice, «ma mancano i progetti».

A che punto è la preparazione del vertice di metà luglio con il governo?
«Chiodi e il vicepresidente Castiglione hanno dato la massima disponibilità al confronto. Il governatore fa le cose che dice e porta avanti riforme importanti».

Riforme abbozzate, che camminano lentamente per i dissidi nel Pdl.
«La legge sui consorzi industriali approvata in giunta regionale è ferma in commissione. E noi continuamente ci appelliamo al senso di responsabilità per dare corso alle cose, ma la riforma sui confidi è cosa fatta, e sta dando buoni frutti, i poli dell’innovazione sono partiti con la pubblicazione dei primi bandi e oggi stiamo lavorando sulle reti di impresa. Quanto alle risorse,  sono previsti in bilancio circa 5 milioni per le attività produttive».

Dialogo che vede coinvolti tutti i partner del Patto?
«Direi di sì, perché grazie alla collaborazione delle opposizioni si può procedere più speditamente. Il Pd partecipa al tavolo dello sviluppo, questo è un bene».

Nei rapporti con il governo, l’opposizione obietta una certa sudditanza del governatore.
«Non ho le prove. Chiodi ci ha spiegato i numeri del bilancio e noi siamo pronti ad affrontare i sacrifici per superare questa fase difficile dell’economia regionale. Se c’è qualche rilievo da fare, forse va rivolto altrove».

Faccia qualche esempio.
«Il ruolo dei parlamentari abruzzesi. Mi chiedo cosa stiano facendo».

Anche loro si lamentano. Qualcuno dice di essere poco coinvolto dal presidente della Regione, che addirittura non li avrebbe mai convocati.
«Non credo. Se solo volessero partecipare, nessuno potrebbe impedirglielo. Al contrario, sono loro che dovrebbero sentirsi più partecipi. Se fino a oggi non l’hanno fatto, o lo hanno fatto poco, non possono prendersela con nessuno se non con se stessi».

Quali sono i timori di Confindustria in questa fase politica?
«Non nascondo che siamo molto preoccupati per il piano di riordino della sanità, perché le sentenze del Tar potrebbero causare un problema serio e di farci ripiombare nel baratro. Se chi deve amministrare non riesce a farlo, sono guai. Su questo punto il governo ci deve delle risposte e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: fare lobbying nell’interesse degli abruzzesi».

Come si esce da questo momento di incertezza sulla questione sanitaria, con i piani operativi di rientro dal debito sub judice?
«Con un intervento chiarificatore del governo sul ruolo del commissario. Lo stallo della sanità, che assorbe oltre l’80% delle risorse regionali, blocca tutto il resto. Rimosso questo macigno,  tutto diventa più facile».

Non vede altre difficoltà nella crisi economica, nella scarsa solidità del governo nazionale?
«La crisi abruzzese è una crisi del ceto dirigente. Non c’è, a mio modo di vedere, un problema sistemico. Se si ritrova la voglia di ripartire possiamo farlo subito cominciando ad avviare i  progetti cantierabili».

Dove nasce l’ottimismo per una rapida uscita dalla crisi?
«Dal fatto che altrove è stata brillantemente superata. Non guardiamo a Grecia e Spagna. La  Germania è ripartita bene perché hanno un governo di grande coalizione, strada da seguire  anche in Italia e in Abruzzo».

Quali sono le priorità regionali secondo Confindustria?
«La ricostruzione dell’Aquila viene per prima, è evidente. Poi c’è l’aeroporto, la questione dei porti. Per le infrastrutture i progetti ci sono. Ora spetta ai parlamentari, di maggioranza e opposizione, giocarsi bene la partita».

Qual è se c’è la sua più grande preoccupazione?
«Il futuro dei giovani senza reddito e lavoro. E’ per questo che in tutti noi deve prevalere il più  grande senso di responsabilità».
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