Arriva il posto fisso per 1400 precari
Ortolano (Uil): segnale giusto ma hanno atteso dieci anni
PESCARA. Non saranno un esercito ma per la scuola abruzzese sarà un aiuto prezioso. Nella regione, infatti, saranno inseriti a tempo indeterminato, 1366 unità: 1.113 docenti e 253 persone dei settori Ata (amministrativo, tecnico ausiliario). Il provvedimento è nazionale ed è stato deciso dal ministro, Giuseppe Fioroni, una iniziativa attesa da tempo, ma in Abruzzo, come altrove, a giudizio dei sindacati, non risolve i problemi. «Ci sono persone nel mondo della scuola che rischiano di rimanere precari a vita, o nei migliori dei casi, dovranno attendere 15 anni prima di avere un contratto vero», spiega Fabiola Ortolano, responsabile provinciale della Uil scuola.
L'esponente sindacale, che premette di voler parlare «in modo schietto e non in politichese», racconta con un esempio cosa accade nella scuola.
«Faccio il caso di un assistente tecnico», racconta Fabiola Ortolano, «da dieci anni immesso nelle graduatorie, da sette che lavora con contratti a tempo determinato che vanno da settembre ad agosto, ed è diciottesimo in in graduatoria. Nel suo settore saranno ora assunti tre assistenti tecnici e volendo essere ottimisti, se ogni anno sarà assunto lo stesso contingente, bisognerà cche attenda ancora 6 anni. Quindi si può ipotizzare una vita da precario di una durata che va dai 15 ai 20 anni. Stessa situazione anche per i docenti. Possiamo fare un altro calcolo significativo: 5 anni di studio per la laurea più due di specializzazione e abilitazione, poi una sosta dai 10 ai 15 anni nelle graduatorie come precario. Siamo, così di fronte ad una prospettiva di lavoro che prevede una attesa di 20 anni per ottenere un impiego a tempo indeterminato. Senza contare anche i cambi di sede. Il tutto, per uno stipendio medio netto di 1.300 euro mensili. Questa è la situazione della scuola».
Per il sindacato, però, non ci sono solo questioni economiche ma anche quelle di responsabilità. «Siamo continuamente bersagliati dai media e accusati di essere quasi un peso sociale da un punto di vista economico», prosegue Fabiola Ortolano, «La scuola, è uno dei settori che subisce i maggiori tagli nelle Finanziarie. Abbiamo anche un aumento delle responsabilità che riguarda tutto il personale della scuola, a partire dai collaboratori scolastici, quelli che una volta si chiamavano bidelli. Oggi anche le loro mansioni sono diventate molto articolate. I docenti, invece, vengono considerati spesso come la causa delle difficoltà dei giovani. Si pensa, ad esempio, che gli insegnanti debbano risolvere i problemi sociale dei giovani. Noi di certo possiamo essere un supporto importante, ma non eslussivo».
Infine il capitolo delle carenze strutturali: scuole disclocate su più sedi; laboratori inadeguati; impianti da sistemare e ammodernare; il numero carennte del eprsonale. «A volte non abbiamo nemmeno un bidello per piano, come, invece, obbliga la legge», fa presente l'esponente sindacale della Uil, «abbiamo però un auspicio. Quello che davvero si cominci a fare un piano e programmazione a livello ministeriale per la scuola. Un progetto che preveda sia un accantonamento di risorse sia un adeguamento degli organici che siano misurate ccon le esigenze. Sappiamo cche tutto ciò non si può fare in un anno, ma almeno, si inzii e poi anno per anno stabilire un piano di crescita per la scuola».