Caffè, salgono i costi ma le aziende assorbono i rincari

18 Giugno 2014

Le torrefazioni abruzzesi Saquella, Mokambo e Universal affrontano la crisi: «Listini e qualità in salvo, per ora»

PESCARA. Il caffè diventa sempre più "bollente", con i prezzi della materia prima che registrano un vero e proprio boom. Il risultato è che presto, anche in Abruzzo, il prezzo del prodotto finito, cioè la tazzina, abitudine irrinunciabile di milioni di italiani, può subire lievi rincari.

Nel frattempo le aziende abruzzesi impegnate nel settore della torrefazione si attivano per cercare di far fronte al rincaro del caffè crudo, tentando di non colpire ulteriormente i consumatori e di non incidere su un comparto, quello dei bar e della ristorazione, già messo a dura prova dalla difficile situazione economica.

Da gennaio ad oggi le quotazioni del caffè Robusta sono aumentate di circa il 15 per cento, mentre quelle dell'Arabica sono balzate fino al 60 per cento in più rispetto all'inizio dell'anno, con picchi, nel corso dei mesi, che hanno raggiunto quota 90 per cento.

Il caffè crudo è, di fatto, una cosiddetta "commodity" e, di conseguenza, risente di tutte le logiche di borsa, a partire dalle speculazioni e dalle oscillazioni repentine.

Dopo tre anni di andamenti più o meno stabili, il prezzo del caffè torna, dunque, a salire in modo esponenziale. Una delle cause degli aumenti è il diffondersi dell'allarme sul clima in Brasile, primo produttore mondiale di caffè. La siccità prolungata registrata alla fine dell'estate nel gigante sudamericano (la fine dell'inverno in Italia) ha indotto gli analisti a tagliare le stime del raccolto in corso, che può scendere addirittura del 20 per cento rispetto al precedente.

I rincari riguardano soprattutto l'Arabica, cioè la qualità più pregiata della pianta del caffè. Di conseguenza, tutte quelle aziende che producono miscele di alto livello in termini qualitativi risentiranno in modo più drastico degli aumenti e difficilmente potranno evitare di alzare i prezzi.

Prezzi con i quali sono costrette a fare i conti anche le tre principali torrefazioni abruzzesi, cioé Universal Caffè, Saquella e Mokambo.

«Da sempre», sottolinea l'amministratore unico di Universal, Natascia Camiscia, «proponiamo, sia nel mercato italiano che in quello estero, miscele con una percentuale di arabica molto elevata. Non vogliamo tradire i nostri clienti ed escludiamo il ricorso a stratagemmi che inciderebbero sulla qualità. In questi mesi abbiamo assorbito noi i rincari e continueremo a farlo per salvaguardare i clienti, ma, considerato il particolare momento storico, c'è la possibilità che a breve si renda necessario riversare sul mercato una piccola percentuale. Questo», evidenzia Natascia Camiscia, «ci consentirà di mantenere inalterate le miscele e di garantire gli standard qualitativi per i quali i nostri clienti ci scelgono». Più o meno lo stesso ragionamento che fanno da Mokambo. Almeno per ora. «Al momento», spiega il responsabile Nicola Di Nisio, «non avvertiamo la necessità di aumentare i prezzi del caffè, né nel settore retail né in quello Ho.re.ca. Il livello qualitativo resta lo stesso, così come rimane invariata la politica aziendale».

La Saquella ha invece dovuto aumentare i listini dedicati all'estero, dove finisce circa il 50% della produzione. «Abbiamo ritoccato e aumentato i listini per l'estero», spiega il presidente Enrico Saquella, « perché in altri Paesi le condizioni economiche consentono di affrontare meglio i rincari. L'aumento è necessario per rispettare quella che è la corretta gestione aziendale, ma in un mercato in piena crisi come quello italiano l'impatto sarebbe negativo e, quindi, a livello locale assorbiamo noi i rincari, anche se non sappiamo fino a quando ciò sarà possibile. Come si dice? Siamo costretti a navigare a vista».

Lorenzo Dolce

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