Caos sui terreni montani, Renzi sposta l’Imu al 2015

Il ministero sfoltisce l’elenco dei paesi in cui non si pagano tasse sulle aree agricole In Abruzzo 98 Comuni perdono il beneficio. Scampato il pericolo di dover pagare il 16

PESCARA. Sono 98 i comuni abruzzesi che hanno perso lo status di comuni montani e che in base al decreto del governo devono applicare l’Imu ai terreni agricoli tra le proteste di agricoltori, associazioni di categoria e sindaci chiamati a fare gli esattori per lo Stato. Che, per il momento, ieri hanno ottenuto di far slittare il pagamento previsto per il 16 dicembre, con la promessa da parte del Governo di modificarne i criteri applicativi. Lo slittamento del versamento dell'Imu agricola che si profila è di sei mesi. Sotto accusa, innanzitutto, il parametro altimetrico adottato che non tiene conto delle peculiarità territoriali e delle coltivazioni: la nuova applicazione del tributo prevede un'esenzione in modo indifferenziato solo per i terreni dei Comuni al di sopra dei 600 metri d'altitudine; esenti invece quelli coltivati da imprenditori agricoli professionisti e coltivatori diretti nei paesi che hanno il municipio tra i 600 e i 281 metri d'altitudine, mentre al di sotto dei 281 metri sono tutti tenuti all'intero versamento.

Coldiretti Abruzzo sottolineando l’opportunità della proroga, ha ricordato che la distanza ravvicinata della scadenza ed «il nuovo criterio di calcolo dell’imposta, tenendo conto del sistema altimetrico, stava generando tensioni rischiando di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu». L’attenzione dunque resta alta. E la preoccupazione. Tanto che il sindaco di Rapino Rocco Micucci minaccia provocatoriamente di spostare il municipio a duemila metri pur di non far pagare l'Imu ai suoi concittadini. «Se il Governo non rivedrà questa posizione, troverò un sistema per salvaguardare la mia comunità» dice Micucci. «Trasferirò il municipio sulle strutture disponibili in alta montagna, mantenendo la sede operativa in paese».

E da Civitella del Tronto tuona l’assessore al Bilancio Gabriele Marcellini: «Civitella ha il municipio a 589 metri, quindi per 11 metri resta fuori dall'esenzione anche se nel suo territorio ricadono impianti sciistici a quota 1.800 metri. Nel Teramano non sarebbero più montani centri come Isola, Castelli, Arsita e lo stesso capoluogo; dei 29 centri che erano considerati montani, ne resterebbero solo sei. Il criterio dell'altitudine del municipio è una presa in giro, un comune montano si valuta soprattutto da orografia, demografia e anzianità della popolazione».

Ma vediamo alcuni casi emblematici. Con i suoi 433 metri sul livello del mare Atessa non rientra nelle esenzioni e il potenziale incasso dall’Imu agricolo ammonterebbe a circa 322mila euro. Polemico l'assessore al bilancio e vice sindaco Vincenzo Pellegrini: «Ovviamente questi soldi non rimarranno al Comune ma sono serviti per dare gli 80 euro. Il Comune è costretto a far pagare e il Governo si diverte a spendere». Da un calcolo approssimativo 700 sono gli ettari di terreno agricolo che dovranno pagare la nuova tassa tra sei mesi. Diversi di questi sono incolti, o in zona scomode, soggetti a frane, che non producono reddito ma comunque sono assoggettati al pagamento. Per Pellegrini «è necessaria un’inversione di tendenza perché i comuni non possono essere ridotti al ruolo di esattori giacché da una parte si tagliano le tasse, dall’altra si ricaricano altre spese sui comuni che poi devono fare i conti con le ristrettezze economiche dei bilanci». A Guardiagrele (576 metri) il gettito è stimato in circa 56mila euro. L’imposta interessa circa 3mila contribuenti. L’aliquota dovrebbe essere quella ordinaria del 7,6 per mille. «Il decreto così com’è posto lascia adito a ricorsi per l’illegittimità», dice il vicesindaco Pierluigi Dell’Arciprete. «Il problema è serio: già l’agricoltura è in forte crisi», riprende Dell’Arciprete, «aggiungiamoci che molti dei terreni sui quali bisogna pagare l’imposta sono incolti. Chi ha ereditato gli appezzamenti può pagarci le imposte stante questa nuova normativa se poi non quelle terre non le lavora e non ricava rendite? Siamo alla follia».

Nel Pescarese stanno facendo i conti comuni come Penne, ma anche i proprietari dei terreni agricoli di Manoppello che dovranno versare una cifra importante, 203 mila euro, mentre per quelli di Popoli 50 mila euro.

«Il problema della riclassificazione dei centri montani è solo rimandato a giugno del prossimo anno, ma non risolto del tutto», commenta Fabio Camilli, sindaco di Acciano. «Il nostro comune vive una situazione paradossale: si trova, infatti, a 600 metri sul livello del mare e, secondo il nuovo decreto, risulterebbe escluso dal novero dei centri montani, ovvero quei paesi situati al di sopra dei 600 metri. Applicare le nuove direttive sarebbe stato impossibile, visto che le amministrazioni locali hanno già approvato i bilanci e non possono modificare le voci relative ai bonus Imu sui terrenti agricoli. Una decisione inaccettabile, sulla quale daremo ancora battaglia».

«Prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto che riclassifica i comuni montani», afferma il sindaco di Villa Sant'Angelo, Pierluigi Biondi, «il ministero dell'Economia aveva già provveduto a tagliare al nostro comune 11mila euro, sulla stima delle rendite catastali derivanti dai terreni agricoli. Con un bilancio di previsione già approvato a settembre e l'assestamento di bilancio di novembre, sarebbe stato impossibile effettuare le modifiche derivanti dalla declassazione a comune non più montano. Per non vessare i cittadini», afferma Biondi, «abbiamo deciso di abolire, per quest'anno, la Tasi. Come avremmo potuto chiedere il pagamento di una tassa sui terreni agricoli? Una tassa iniqua», conclude Biondi, «considerando che si tratta di appezzamenti utilizzati, per lo più, come orti».

A Sulmona la nuova “manovra” Imu sui terreni agricoli non sposta la situazione. La linea intrapresa dall'esecutivo del sindaco Peppino Ranalli è di non aumentare le tasse ai cittadini.

«Questa decisione del governo» spiega l’assessore al Bilancio Luigi Calabria «si traduce, per il Comune, in un mancato introito di 41 mila euro, ma per i cittadini non cambierà nulla. Si tratta di una somma che prima il governo lasciava nella disponibilità dell'ente locale e ora ha deciso di riprendersi». A Pratola Peligna, invece, le nuove regole riguardano soltanto, per motivi logistici, pochi terreni, racchiusi in 4 fogli catastali e che “fruttano” circa 18 mila euro di entrate che il Comune non può perdere. «Siamo vessati dai tagli» sostiene Antonio De Crescentiis primo cittadino di Pratola Peligna «non fa piacere a un sindaco far pagare i cittadini ma non possiamo fare altrimenti».

Matteo Del Nobile

Monica Pelliccione

Chiara Buccini

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