Caro-tasse, l’Abruzzo è sotto la media. Pescara è la più cara

17 Giugno 2015

Il 9,94 per mille colloca la regione al 12° posto in Italia Confartigianato: «Una mannaia per gli imprenditori»

PESCARA. Era ieri il “tax day”, giorno della scadenza del pagamento dei tributi locali, laddove non è prevista una proroga, come a Pescara. Imu e Tasi hanno un peso notevole anche per le imprese abruzzesi, seppur in un contesto in cui i numeri dell'Abruzzo sono inferiori rispetto a quelli di altre regioni e alla media italiana.

Se, infatti l’aliquota media di Imu e Tasi è del 9,97 per mille, quella delle quattro province abruzzesi è pari al 9,94 per mille. Il dato deriva dal valore medio regionale per l'Imu, pari al 9,25 per mille e da quello per la Tasi, 0,70 per mille.

Il 9,94 per mille abruzzese colloca la regione al dodicesimo posto della graduatoria nazionale, aperta dall'Umbria (10,34 per mille) e chiusa dalla Valle d'Aosta (8,16 per mille). A livello territoriale, secondo un approfondimento del Centro studi di Confartigianato Abruzzo, il Comune con l'aliquota più bassa è Chieti, con il 9,66 per mille (Imu 8,86, Tasi 0,80), mentre in testa c'è Pescara, con il 10,24 per mille (Imu 9,97, Tasi 0,27). Teramo si posiziona secondo con il 10,20 (Imu 9,68, Tasi 0,52) e L'Aquila terzo con il 9,74 (Imu 8,55, Tasi 1,20).

Confrontando i dati locali con quelli di altri Comuni d'Italia, Chieti si colloca all'80° posto, nel gruppo delle trenta città con le cifre più basse, seguita dall'Aquila, al 77° posto. Dalla parte opposta della graduatoria, fra i Comuni con le aliquote più alte, ci sono, invece, Pescara, al 21° posto, e Teramo, al 26°. Le aliquote variano da zona a zona, ma per Confartigianato una cosa è certa: «Il fisco colpisce pesantemente gli immobili d’impresa. Il 24,1% dei Comuni applica una tassazione alta con aliquote medie superiori o uguali al 10,60 per mille. Il 40,9% dei Comuni applica una tassazione medio-alta con aliquote che oscillano tra il 9,10 e il 10,50 per mille. Il 26,2% dei Comuni applica una tassazione medio-bassa, con aliquote comprese tra il 7,70 e il 9 per mille. Soltanto l’8,7 per cento dei Comuni applica aliquote medie inferiori o uguali al 7,60 per mille». Inoltre, tra il 2009 e il 2014 – i cinque anni in cui viene introdotto e progressivamente applicato il federalismo fiscale - le entrate per imposte dirette e indirette delle amministrazioni locali sono salite del 13,8%, mentre i trasferimenti pubblici si sono ridotti del 23,2%.

«I tributi locali, ormai rappresentano una mannaia per gli imprenditori che, dalle prossime settimane, con le scadenze fiscali, rischiano di andare in corto circuito per una crisi di liquidità», osserva il direttore di Confartigianato Abruzzo, Daniele Giangiulli, «chi ha fatto sacrifici per acquistare o costruire un immobile ora si trova sostanzialmente a pagarlo da capo. Il rischio è quello di strozzare le imprese con un mix velenoso di tasse.

Lorenzo Dolce

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