Casa Abruzzo e l'Expo, il primo bilancio: "Scelta vincente, ora pensiamo al Giubileo"

Camillo D’Alessandro, consigliere delegato all’evento: "Sbaglia chi critica Brera e i suoi costi. Le nostre imprese ci chiedevano una presenza su Milano e ci siamo mossi di conseguenza"

PESCARA. La partecipazione dell’Abruzzo a Expo 2015 si è chiusa il 28 con la festa degli abruzzesi che vivono a Milano, primo fra tutti il questore Luigi Savina, e con una performance del comico sulmonese Gabriele Cirilli al Padiglione Italia.

«Abbiamo voluto invitare gli abruzzesi a Milano e coloro che ci hanno accompagnati in questi sei mesi», dice il consigliere delegato all’Expo Camillo D’Alessandro. «come il presidente dei commercianti di Brera che con noi ha condiviso diverse iniziative fino a essere parte di un progretto comune, Abruzzo e Brera all'interno della Fashion night».

Dunque, consigliere D’Alessandro, rifarebbe la scelta di Casa Abruzzo nel quartiere Brera, così lontano da Expo?

«Nessuna regione ha avuto uno spazio di sei mesi all’interno dell’Expo perché i costi sarebbero stati proibitivi: 400 mila euro a settimana, altro che i nostri 350 mila euro per sei mesi. E poi questa scelta è nata sulla base della condivisione con le quattro Camere commercio, che rappresentano gli operatori economici. I quali hanno chiesto alla Regione di individuare un luogo a Milano che consentisse alle aziende abruzzesi di essere presenti e farsi conoscere. La scelta di Fiori chiari nasce da questa richiesta e oggi risulta la migliore che potessimo fare. E poi quando ci siamo insediati come giunta, nel 2014, gli spazi dentro Expo erano tutti occupati. Certo, potevamo forse stare una settimana in più a Expo, ma poi saremmo scomparsi. Comunque quello che conta è il risultato finale».

Chiaramente siete soddisfatti.

«Non lo diciamo solo noi, ma anche il sondaggio più impietoso, quello dei social media che sono come si sa lo sfogatoio di tutti i malumori italiani. Ebbene, Sociometrica ed Export System hanno condotto uno studio sulla base dell'analisi di tutti i post di Twitter, in inglese ed in italiano, con l'hashtag #Expo2015 ed altri social identificabili con hashtag Expo. Oltre 450mila i post analizzati. Noi siamo risultati tra le regioni più gradite. E mai avremmo potuto ottenere questo risultati se non fossimo stati presenti 6 mesi tra Casa Abruzzo e altri luoghi di Milano. Ma mi faccia dire che non avremmo potuto avere questo risultato se non ci fosse stato il concorso di tutti i poli d’innovazione abruzzesi, delle tre università e delle centinaia di volontari che sono venuti gratuitamente dall’Abruzzo a Milano. Questa è la seconda vittoria. Mi riferisco ai vari gruppi folkloristici o storici che hanno animato decine di giornate durante questi mesi».

Si può già parlare di un ritorno in termini di turismo per l’Abruzzo?

«Forse è un caso, ma questa estate abbiamo avuto un incremento di 2 milioni di presenze, raggiungendo gli 8 milioni contro i 6 del 2014. Comunque la scelta era se esserci a Expo o discutere per mesi in che modo avremmo potuto esserci. Noi abbiamo scelto la prima strada».

Ora il lavoro continua con il Giubileo.

«Chiaramente non possiamo replicare il modello Expo. Lì si trattava di avere una “casa” a Milano per renderci visibili, qui si tratta di portare in Abruzzo una parte del flusso di pellegrini che arriverà a Roma e che si stima importante, sui 30 milioni. Il nostro compito è di prenderli a Roma e farli venire qui».

In che modo?

«Esiste per esempio una rete già consolidata di cammini religiosi. Il ministro Franceschini li ha già inseriti nella mappa dei cammini nazionali. Ma si tratta di intercettare anche chi si muove per altri motivi. Qui entra in campo innanzitutto la società di trasporto regionale Tua. Ma anche le varie associazioni e organizzazioni di categoria che presto convocherò in una sorta di stati generali per il Giubileo. Lì decideremo il da farsi».

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