Cgil: sì ai privati nei trasporti

Di Cesare: accettiamo la sfida della liberalizzazione ma ci vogliono regole

PESCARA. Oggi le segreterie confederali regionali dei tre maggiori sindacati si riuniranno per prendere posizione sulla questione dell'azienda unica di trasporto locale. La riunione arriva dopo una settimana di dibattito acceso, caratterizzato da un documento di cinque segreterie regionali dei sindacati dei trasporti (che hanno difeso la scelta della fusione in un'azienda unica pubblica delle tre società che attualmente gestiscono il trasporto pubblico su gomma: Gtm, Arpa e Sangritana), e dalle interviste al Centro di due esponenti di spicco del Pdl abruzzese: il senatore Paolo Tancredi, che si è detto contrario alla fusione e favorevole alla privatizzazione delle tre società: e il senatore Fabrizio Di Stefano, favorevole, invece, a lasciare tutto com'era prima dell'approvazione con voto bipartisan della riforma nel consiglio regionale del 30 dicembre scorso, cioè: niente azienda unica e men che meno prrivatizzazione, ma mantenimento di tre società pubbliche.

Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil, è uno dei tre leader sindacali (gli altri Roberto Campo della Uil e Maurizio Spina) che oggi si siederanno intorno a un tavolo, a Pescara, per definire una posizione comune dei sindacati.

Di Cesare ne parla in questa intervista al Centro.

Qual è la posizione della Cgil sulla questione dell'azienda unica dei trasporti locali?
«La proposta della Cgil si basa su quattro punti. Sì all'azienda unica di trasporto pubblico; sì alla creazione, nel bilancio della Regione, di un fondo unico per il trasporto per una migliore distribuzione delle risorse; sì a un bacino unico regionale da mettere a gara per garantire a tutti gli abruzzesi un servizio minimo, integrando linee urbane, sub-urbane ed extraurbane che attualmente si sovrappongono creando diseconomie; sì a un biglietto unico per tutti gli abruzzesi, alla stregua di ciò che oggi accade solo nell'area Chieti-Pescara».

Siete favorevoli a un'azienda unica regionale in mano pubblica quando è ormai certo che il governo Monti va in direzione opposta, cioè verso la liberalizzazione di questo servizio.
«Noi non ci opponiamo alla liberalizzazione. Tanto è vero che oggi noi facciamo queste proposte mentre il Pdl, da Tancredi a Di Stefano, tende a rimandare la questione. Siamo consapevoli che, entro il 31 dicembre di quest'anno, bisogna farla e siamo disposti ad accettare la sfida. Ma vorremmo che, nel privatizzare, si tenessero presenti quattro obiettivi».

Quali?
«Il primo: tutti i cittadini abruzzesi hanno diritto a muoversi all'interno della regione in maniera libera. Il secondo: il diritto degli abruzzesi ad avere un territorio meno inquinato, cosa che può essere garantita da un trasporto collettivo. Il terzo: il trasporto collettivo deve recuperare una produttività che non sia solo aziendale ma di sistema. Il quarto: bisogna far crescere il mercato dell'utenza che oggi è fatto di circa 70 milioni di passeggeri all'anno, cioè 192 mila al giorno, circa il 15% della popolazione abruzzese. Noi pensiamo che occorra puntare ad avere, nei prossimi due anni, una crescita di almeno 70 mila utenti.

Questi obiettivi non potrebero essere realizzati anche dai privati?
«Quando si parla di privatizzazione bisogna capire quanti soldi sono disposti a investirci, in questo settore, i privati. Abbiamo tre aziende pubbliche che, negli ultimi tempi, mi sembra abbiano mantenuto una loro dignità media assolutamente al di sopra di quelle analoghe di altre regioni meridionali. Mi chiedo allora: come si fanno a vendere aziende di questo tipo? A noi sembra che ci siano troppi interessi che puntino alla svalorizzazione di queste aziende allo scopo, magari, di cederle a un prezzo più basso».

Chi le starebbe svalorizzando?
«Per esempio, vedo la posizione di Tancredi e mi chiedo: chi sta dietro questa operazione? Guardate che per acquistare un'azienda come l'Arpa ci vogliono molti soldi».

Il sindacato, da una parte, accetta la sfida della privatizzazione ma, dall'altra, ha tutte queste remore: come si conciliano le due cose?
«Quando si arriverà a fare la gara può anche accadere che l'azienda unica decida di concorrere con i privati e magarii dire ai privati interessati di trovare una soluzione insieme».

Quindi, siete a favore di una società mista pubblico-privato?
«Non necessariamente».

In quel caso la Regione dovrebbe essere l'arbitro di una gara in cui concorre con una sua società?
«Non è detto. Ci possono essere altri soggetti terzi che svolgano quel ruolo».

Tancredi nell'intervista al Centro dice, fra l'altro, che il sindacato è favorevole all'azienda unica perché così i salari e gli stipendi di allineerebbero a quelli più alti delle tre società. E' così?
«In tutta questa storia c'è un fatto che continua a passare sotto silenzio. Il 4 gennaio scorso, l'Arpa ha disdetto tutti gli accordi di lavoro aziendali. Per questa decisione, i lavoratori perdono 300 euro in media al mese. Mi chiedo: perché il presidente dell'Arpa fa questa mossa provocatoria? Qual è l'obiettuvo che sta dietro una scelta di questo tipo?».

Secondo lei?
«Secondo me, vuole distogliere l'attenzione dal problema principale».

Qual è il problema principale?
«La riorganizzazione del trasporto in Abruzzo. Una parte della politica forse non vuole riorganizzare il suo sistema di potere».

Cioé?
«Beh, una cosa è avere tre consigli di amministrazione, tre centri di manutenzione eccetera; e un'altra è averne uno solo».

Nella politica abruzzese, al di là del voto bipartisan a favore della riforma, ci sono più amici o più nemici dell'azienda unica?
«Ci potrebbe essere una maggioranza a favore. Tutto dipende da quel che farà Chiodi: se fa finta di sostenere la scelta del suo assessore, Morra, oppure se decide di fare sul serio».

E secondo lei, fa finta o fa sul serio?
«All'inizio faceva finta. Adesso, visto che la riforma l'ha votata anche lui, spero che non faccia più finta di volerla, l'azienda unica».

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