Chiodi: il Pd mi attacca con bugie

«Non ci sto a passare per il presidente degli sprechi quando l'Abruzzo è in ripresa»

PESCARA. «Lo dico subito, io prendo solo lo stipendio da presidente della Regione, ho rinunciato alle indennità del Commisario per la Ricostruzione e della Sanità. A fine mese la mia busta paga si aggira sugli 8mila 600 euro netti». La premura di Gianni Chiodi (Pdl) non è un caso. Il presidente della Regione è stato attaccato più volte sulle spese della politica quando in giro si predicano tagli. Dalle nuove auto blu, alle assunzioni interne che avrebbe avallato, alle consulenze. Critiche sono arrivate dal suo stesso partito (i "finiani" Castiglione e Nasuti), e il capogruppo pdl in consiglio regionale, Giuliante, ha minacciato le dimissioni perché lo avrebbe richiamato e azzittito. Dal centrosinistra l'ultimo attacco è di ieri con il capogruppo pd Camillo D'Alessandro che lo invita a lasciare gli incarichi di Commissario.

Chiodi sospende la lettura di Annus mirabilis di Geraldine Brooks e risponde: «Non ci sto a passare per il presidente degli sprechi quando i dati del Cresa dimostrano che l'Abruzzo si sta riprendendo dalla crisi e i 4 miliardi di debiti sono diminuiti. Sono tutte bugie. Non riconoscere che in soli 540 giorni questa regione ha intrapreso un percorso di risanamento incredibile è disonesto sul piano intellettuale».

A chi si riferisce? «Ce l'ho con il segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci, quando in un articolo sul Centro mi accusa di aver distratto sia i fondi per la ricostruzione, sia i 45 milioni dell'ospedale dell'Aquila per ripianare il deficit sanitario. Non è vero. Così come è falso che il governo ha bocciato i fondi Fas. Anzi, a breve il Cipe dovrebbe approvarli».

Però deve riconoscere che il piano di rientro dei debiti della Sanità risale al centrosinistra? «Una cosa è il piano, mera annunciazione di volontà, peraltro subito e non delineato dal centrosinistra, una cosa è la capacità di tradurlo in fatti concreti. Chi ha dato le regole alla sanità privata?».

Le critiche non arrivano solo dal centrosinistra, c'è il caso Giuliante. «Io Giuliante non lo comprendo, l'ho sempre difeso. Capisco che stare nella maggioranza non significhi sempre condividere tutto, ma occorre cercare di convergere e se non ci si riesce, ci si adegua. Altrimenti è l'anarchia».

Giuliante dice che lei avrebbe potuto benissimo presentare per primo un progetto di legge credibile sui tagli alla politica. Perché non l'ha fatto? «Secondo me è molto più bello l'esempio dell'iniziativa consiliare con la bozza di legge del presidente Pagano sulla quale trovo che già vi sia condivisione».

E' passato un anno, presidente, dalle promesse dei tagli. E martedì il consiglio regionale, come ha detto lo stesso Pagano, ha offerto un triste spettacolo agli abruzzesi con tutti gli assessori assenti in aula durante il question time. Qual è l'esempio che dà la politica? «Ribadirò agli assessori che la partecipazione al consiglio regionale è un dovere anche quando c'è il question time. Se fosse per me metterei i compensi in funzione delle votazioni, non solo delle presenze. E mi auguro che quello di martedì sia stato solo un incidente di percorso altrimenti l'esempio sarebbe pessimo».

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