Corruzione, processo per Castiglione

L’assessore rinviato a giudizio per 78 buoni benzina ricevuti da imprenditori.

PESCARA. Per 78 buoni benzina va a processo il vice presidente della giunta regionale e assessore allo Sviluppo economico Alfredo Castiglione. È corruzione l’accusa della procura di Pescara nei suoi confronti: quando era assessore al Bilancio, avrebbe ricevuto carburante per un valore compreso tra 500 e 800 euro per «aggiustare» il progetto di legge 394/03 sulla liberalizzazione degli impianti - in discussione in commissione Commercio - a favore dei piccoli imprenditori in ordine a distanze e nuovi orari.

Accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Valentina D’Agostino, il gup del tribunale di Pescara Maria Michela Di Fine ha rinviato a giudizio Castiglione assieme ad altre tre persone coinvolte con lui nell’inchiesta avviata nel 2004 dal pm Filippo Guerra (ora trasferito a Gela): a processo con lui vanno Corrado Carbani, ex assessore comunale a Montesilvano, Antonio Vanni e Paola Partenza, titolari di impianti di distribuzione carburanti e gpl. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 23 marzo.

Nel dicembre del 2004, Vanni e Partenza avrebbero consegnato a Castiglione buoni benzina Esso, Kuwait ed Erg, ciascuno del valore oscillante tra i 5 e i 10 euro. Secondo la procura, sarebbero stati la «contropartita di atti contrari ai propri doveri di ufficio»: l’assessore avrebbe «mercanteggiato la propria funzione legislativa facendosi promotore e garantendo l’inserimento di modifiche, aggiustamenti, emendamenti del testo in discussione» allo scopo di favorire «esclusivamente gli interessi dei privati imprenditori».

Di corruzione sono accusati anche Antonio Vanni, Paola Partenza e Corrado Carbani. I due imprenditori perché, secondo l’accusa, allo scopo di ottenere modifiche al progetto di legge regionale, avrebbero consegnato i buoni benzina a Castiglione, definito dal pm «politico di loro fiducia». Carbani, amico personale di Vanni, sarebbe stato invece «uomo a “libro paga” del Vanni, per aver percepito mensilmente e sistematicamente, nel corso degli anni, per sè o per conto terzi, denaro contante per importi aggiratisi intorno a 1.500.000 lire, e successivamente, a 750 euro». In questo quadro, Carbani sarebbe stato l’intermediario tra gli imprenditori e il mondo politico, «rafforzando i propositi dei privati e invitandoli ad elargire ai politici “pensierini” al fine di “impegnarli” maggiormente»: tra questi, lo stesso Castiglione.

«Siamo davanti a un mero decreto di rinvio a giudizio senza alcun pregiudizio per l’esito del dibattimento» afferma Dante Angiolelli, avvocato difensore di Castiglione, «non si è raggiunta alcuna prova, anche attraverso la perizia sulle trascrizioni delle telefonate, che l’assessore abbia provveduto a quanto gli si addebita, anche perché all’epoca non era componente della quarta commissione. Oltretutto» conclude il legale, «i buoni depositati nella sua segreteria non sono mai stati usati e sono stati tutti consegnati quando c’è stata la perquisizione da parte della guardia di finanza».