Costa teatina, tre mesi per il Parco

L'appello della Costituente mentre arriva l'ok a un'altra piattaforma

PESCARA. Se il Parco della Costa teatina fosse istituito e suoi confini fossero quindi certi e determinati, almeno una parte dell'ultima (in ordine di tempo) concessione petrolifera il ministero non l'avrebbe potuta assegnare alla già nota compagnia irlandese Petroceltic. Si tratta del via libera all'esplorazione sismica al largo della costa vastese che, se desse esito positivo, farebbe da preambolo alla successiva fase di perforazione. Una «beffa» per gli ambientalisti e tutti i componenti della Costituente del Parco dela Costa teatina dopo la bella notizia ricevuta solo il giorno prima dello stop che il comitato di Via (valutazione impatto ambientale) del ministero aveva dato a un'altra richiesta Petroceltic (al largo della riserva di Punta Aderci). «Una beffa ancora più grande se si considera che fra le motivazioni addotte il Comitato di via fa esplicitamente riferimento al silenzio della Regione Abruzzo malgrado essa sia stata sollecitata a esprimere un parere», sottolinea la docente e scienziata Maria Rita D'Orsogna, componente della Costituente.

«A questo punto diventa quanto mai prioritario definire la perimetrazione del Parco», incalza Fabrizia Arduini, «il nostro appello va a tutte le amministrazioni comunali interessate affinché entro il 30 settembre, ultima data disponibile, venga finalmente cucito questo abito su misura alla costa chietina, altrimenti le concessioni petrolifere aumenteranno sempre di più».
Per i componenti della Costituente non valgono i discorsi pro-petrolio di Confindustria annunciando posti di lavoro e sviluppo. «Gli industriali fanno i loro interessi a volte distorcendo anche le cifre», ribatte la D'Orsogna, «dicessero piuttosto che fine farebbero con la petrolizzazione le centinaia di aziende agricole presenti lungo la costa, dicessero come intendono smaltire i rifiuti petroliferi perché qui non si tratta di un impianto solo e via, ma di un'intera filiera che devasterebbe tutto l'attuale sistema». Francesco Stoppa, ordinario di geochimica alla d'Annunzio, ricorda il fenomeno «iftalati» (sostanze cancerogene volatili utilizzate dalle industrie) comparso lungo la costa di Pescara e Francavilla e il progetto dell'impianto di smaltimento di rifiuti petroliferi nelle vicinanze del mercato ortofrutticolo di Villanova di Cepagatti: «La petrolizzazione è un problema di salute pubblica oltre che ambientale, che nell'uomo si manifesta negli anni con il bioaccumulo di queste sostanze nocive nei tessuti».

Neanche i motivi economici indicati dagli industriali convincono la Costituente. «La petrolizzazione è un modo non etico per lo sviluppo dell'economia ed è incompatibile con tutto ciò che è stato finora realizzato», afferma Barbara Antonucci, «basti pensare che il prodotto abruzzese soddisfacerebbe l'1% dell'intera domanda nazionale e che l'Abruzzo nel 2010 ha preso soltanto 288mila euro di royalties. La scelta giusta è di investire sulle green economy, sulla bioagricoltura, su un marchio come quello del Parco che darebbe prestigio ai suoi prodotti». Intanto a San Vito i bambini della 3ª elementare hanno chiesto a un campione di 180 cittadini se sono favorevoli al Parco: in 2 hanno risposto «no», in 7 «non so», tutti gli altri «sì».

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