Ricercatori da assumere: arrivano i fondi per 2 milioni di euro

Previsto l’inserimento di 18 figure professionali nelle università abruzzesi, ne potranno beneficiare i quattro atenei e la Gran Sasso Science Institute. Il ministro bernini: «Sono ammessi giovani di qualunque nazionalità a fine percorso di dottorato»
Fondi per la ricerca agli atenei abruzzesi. Il ministero dell’Università ha stanziato quasi due milioni di euro per finanziare l'assunzione di 18 giovani ricercatori da inserire nelle università della regione. Il budget totale, messo a disposizione dal Mur sul territorio nazionale, ammonta a 37,5 milioni di euro che serviranno a coprire 369 posizioni contrattuali. In totale sono 98 le università e gli enti di ricerca che beneficeranno dello stanziamento ministeriale e che potranno assumere ricercatori internazionali post-dottorato, utilizzando i nuovi contratti di ricerca. In Abruzzo sono interessate il Gssi e le Università dell'Aquila, "D'Annunzio" Chieti-Pescara e l'Università di Teramo. Intanto, ieri è andata in scena la mobilitazione del personale universitario precario.
ASSUNZIONI IN ABRUZZO
In un momento di carenza di personale negli atenei, l'Abruzzo potrà avvalersi di 18 ricercatori in più grazie ad un finanziamento del ministero dell'Università quantificabile esattamente in un milione 919.474 euro. Nello specifico, in base alle singole richieste, la Scuola universitaria superiore "Gran Sasso Science Institute" (Gssi), uno dei sette centri universitari italiani di eccellenza, riceverà 545mila euro per coprire cinque contratti; l'università degli Studi di Chieti-Pescara avrà un fondo di 540mila euro per 5 contratti; all'università dell’Aquila andranno 507.474,30 euro per cinque contratti e all'ateneo di Teramo 327mila euro per tre nuovi contratti. Il decreto, firmato a febbraio dal ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, si inserisce nel quadro dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza missione 4 "Istruzione e Ricerca". Secondo le direttive del decreto, «le università e gli enti di ricerca potranno assumere, tramite selezione, giovani ricercatori di qualunque nazionalità che abbiano concluso il percorso di dottorato». Unico requisito aggiuntivo richiesto è aver svolto un periodo di almeno tre mesi di formazione e ricerca all’estero.
CONTRATTI DI RICERCA
I nuovi contratti di ricerca, che vanno a sostituire gli assegni di ricerca, sono stati attivati nelle università italiane a partire da febbraio scorso. L'approvazione della nuova sequenza contrattuale ha aperto la strada all'implementazione di questa tipologia di contratti, che prevede un finanziamento complessivo di 37,5 milioni di euro per la ricerca post-dottorato. I contratti hanno una durata biennale, possono essere rinnovati una sola volta e, secondo quanto stabilito dal Mur, «mirano a creare un sistema di lavoro più stabile e remunerativo per i ricercatori». Il decreto prevede la possibilità di assegnare un contributo fino a 150mila euro per ciascuna posizione di ricercatore. Al Mezzogiorno sono stati assegnati 15 milioni di euro – il 40% del totale delle risorse – al Centro-nord i restanti 22milioni 500mila euro. I nuovi contratti di ricerca vanno a sostituire gli assegni di ricerca, ovvero contratti di collaborazione coordinata e continuativa, annuali, con un importo lordo previsto intorno ai 19.500 euro per ciascun ricercatore.
MANCA PERSONALE
Ieri, intanto, giornata di mobilitazione del personale e dei lavoratori precari delle università. Una mobilitazione nazionale che ha toccato anche l'Abruzzo e ha visto la partecipazione della Flc Cgil, delle organizzazioni sindacali di base (Usb, Cobas) e dei collettivi di studenti e precari universitari. In piazza, migliaia di assegnisti, borsisti, tecnologi, collaboratori a vario titolo e personale impiegato in appalti, «in un sistema accademico che si regge ormai in gran parte sul lavoro a tempo determinato», ha spiegato la Flc-Cgil. Secondo i dati del sindacato, sono circa 40 mila le persone in condizioni di precarietà a fronte di 53 mila docenti strutturati. Al centro della protesta, «la richiesta di una stabilizzazione ampia del personale precario, ma anche il rifiuto di ulteriori tagli al fondo ordinario di finanziamento degli atenei». Una delle richieste è l'estensione al sistema universitario dei meccanismi di stabilizzazione, previsti dalla legge Madia, per i lavoratori a tempo determinato negli enti pubblici di ricerca oltre ad un incremento delle risorse di almeno cinque miliardi nei prossimi cinque anni per aumentare il numero dei contratti.
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