Crisi, a Teramo persi quasi sei mila posti in un anno

I dati sull’occupazione del 2009 in provincia evidenziano un crollo soprattutto nei contratti a termine. La Uil: "Esplode il lavoro nero, scoperti 15.800 irregolari"

TERAMO. Quasi seimila posti di lavoro persi nel 2009. E’ la cifra da cui parte l’analisi della Uil sull’evoluzione - sarebbe meglio dire involuzione - del mercato del lavoro in provincia.
Tant’è che nella classifica sul cosiddetto disagio occupazionale l’Abruzzo passa dal 10º posto del 2008 al secondo nel 2009 e, fra le 103 province, L’Aquila passa al primo posto (è stato determinante l’effetto-sisma) mentre Teramo passa dal 58º posto del 2008 a un poco onorevole 19º.

POSTI PERSI. «Si sono persi in provincia di Teramo 5.907 posti», spiega Gianluca Di Girolamo, segretario provinciale della Uil, «il che rappresenta una diminuzione dell’occupazione dipendente del 4,9% rispetto al 2008. Il dato, se confrontato con quello regionale (-4.8%) e quello nazionale (-1,1%) evidenzia i particolari effetti della crisi sul sistema produttivo e occupazionale nella nostra provincia». L’ambito più colpito, ovviamente, è il lavoro a termine. «La crisi ha pesato, come previsto», continua il sindacalista, «su lavoratori e lavoratrici deboli. Il tempo determinato diminuisce a livello regionale del 7,5%, che fa il paio con il dato del Teramano, dove si registra la perdita di 1.194 contratti di lavoro. I contratti interinali fanno registrare una diminuzione in Abruzzo e in provincia del 7,4%, con una perdita a livello provinciale di 1.341 contratti. I collaboratori diminuiscono del 6,6% in Abruzzo e del 6,7% in provincia, con 147 rapporti di collaborazione in meno. A questi lavoratori non è stato semplicemente rinnovato il contratto».

CASSA INTEGRAZIONE. I contratti a tempo indeterminato in Abruzzo e in provincia sono crollati del 7,4% «nonostante il massiccio ricorso della cassa integrazione che in Abruzzo fa registrare un incremento del 452,9% rispetto al 2008, e in provincia di Teramo del 595,8% rispetto al 2008. E’ il peggior dato regionale che ha interessato 4.294 lavoratori nel 2009».

IL LAVORO NERO. Dai dati della Uil in provincia nel 2009 sono emersi 15.849 lavoratori irregolari, con un tasso di irregolarità del 12,9% (+0,1% sul 2008). La stima del fatturato del sommerso è di 650 milioni di euro.

L’ANALISI. «Emerge a nostro avviso la prima necessità: allargare le tutele per la fascia più indifesa del mercato del lavoro, è necessario e si dovrà partire da forme incentivanti per le imprese (credito d’imposta/occupazione), evitando, nel contempo, di scaricare solo sul sussidio di disoccupazione (anche esteso) il peso del sostegno al reddito di questi numerosissimi lavoratori. Contemporaneamente occorre evitare, con ogni mezzo e subito, di alimentare il bacino del lavoro debole. Questa “tentazione”, che si manifesta con l’allentamento dei controlli sugli abusi sul lavoro a progetto “mascherato”, con l’estensione eccessiva ed immotivata dei “voucher” (buoni lavoro), va respinta operando, al contrario, attraverso la valorizzazione e l’incentivazione di tipologie flessibili, ma virtuose, come l’apprendistato (in Abruzzo è ancora carente la normativa), il contratto d’inserimento e lo stesso lavoro in somministrazione».