Crisi del pesce azzurro in Abruzzo: imprese allo stremo tra mari vuoti e sostegni mancanti

Pescatori in ginocchio: “Il silenzio delle istituzioni pesa quanto le reti vuote”. Serve un piano urgente, strutturato e condiviso per affrontare la situazione
PESCARA. Il mare, un tempo generoso e ricco di vita, oggi restituisce reti sempre più leggere. È la crisi del pesce azzurro – alici e sarde in primis – a colpire duramente la costa abruzzese, lasciando le marinerie locali in una morsa fatta di entrate in calo, costi crescenti e totale assenza di aiuti.
Le imprese del settore ittico, un pilastro dell’economia marittima regionale, denunciano ormai da tempo una situazione insostenibile: i pescherecci tornano a riva quasi a mani vuote, mentre i bilanci aziendali sprofondano sotto il peso della gestione ordinaria. Per restare a galla, molte cooperative e ditte individuali non hanno altra scelta se non ricorrere ai prestiti bancari, con l’ulteriore rischio di indebitamenti a lungo termine che minano la sopravvivenza stessa dell’attività.
“Non c’è più pesce, il mare è cambiato. Ma la politica continua a far finta di nulla”, commenta amaro un pescatore veterano di Giulianova. A rendere la situazione ancora più grave è la totale assenza di sostegni economici, nonostante da cinque anni siano stati istituiti due fermi stagionali all’anno per la tutela degli stock di alici e sardine. Un sacrificio chiesto al comparto in nome della sostenibilità, ma che non ha visto alcun ritorno concreto per chi ogni giorno rischia la propria stabilità economica in mare.
“Abbiamo rispettato i fermi biologici, abbiamo ridotto l’attività, ma dallo Stato non è mai arrivato un euro. Così non possiamo andare avanti”, denunciano le associazioni di categoria. Una sensazione di abbandono diffusa tra gli operatori, che percepiscono un atteggiamento di grave sottovalutazione da parte delle istituzioni, regionali e nazionali.
Il rischio è duplice: da un lato la chiusura di molte imprese con conseguente perdita di posti di lavoro e di tradizione; dall’altro, l’impoverimento ulteriore del tessuto economico costiero, con effetti a cascata sull’indotto, dal mercato ittico alla ristorazione. Serve un piano urgente, strutturato e condiviso per affrontare la crisi del pesce azzurro. Un piano che metta insieme tutela ambientale e salvaguardia delle imprese. Perché senza pescatori anche il mare perde la sua voce.
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