Abruzzo

Dazi di Trump, le aziende abruzzesi in forte allarme: «Effetti devastanti»

13 Luglio 2025

Il settore agroalimentare tra incredulità e preoccupazione. Lo scorso anno l’Italia ha inviato negli Usa il 24% dell’export di vino, in aumento del 10%. Radica (Città del vino): “Condizioni del tutto insopportabili”. Giovannelli (Confcommercio): “Subito i nuovi negoziati”

CHIETI. Allarme rosso nel settore agroalimentare abruzzese. Incredulità e preoccupazione hanno accompagnato la notizia dei dazi fissati da Trump al 30%. Allerta fra i principali produttori di vino. Angelo Radica, presidente dell'Associazione nazionale Città del vino e sindaco di Tollo, parla di «effetti devastanti. È una situazione disastrosa», afferma sconcertato, «atteso che gli Usa sono il Paese che dopo la Germania ha le maggiori esportazioni (4 milioni di ettolitri). Le dichiarazioni di Trump innescano una situazione da allarme rosso, è chiaro che il 30 per cento di dazio sul vino è un livello non tollerabile. Occorre peraltro sommare anche la svalutazione del dollaro», sottolinea Angelo Radica al capo del sodalizio che raccoglie oltre 500 Comuni a vocazione vitivinicola. Radica è molto preoccupato per il loro futuro e prosegue: «Gran parte delle aziende non sarebbe in grado di sopportare un’imposizione di queste proporzioni e la conseguenza sarebbe la chiusura del mercato americano alla quota maggioritaria del vino italiano. Con effetti devastanti sui territori in termini di perdita di posti di lavoro: basti pensare che lo scorso anno l’Italia ha indirizzato negli Stati Uniti il 24 per cento dell’export di vino, in aumento del 10 per cento rispetto al 2023, per un valore che è arrivato a sfiorare i due miliardi di euro. Ci auguriamo che si tratti solo di una fase della trattativa, e che si riesca a trovare un accordo migliorativo. In caso contrario, interventi di sostegno dal governo e dall’Unione europea sarebbero irrinunciabili».

Non è certo più tranquilla Coldiretti Abruzzo. «Siamo molto preoccupati», afferma Marino Pilati, direttore di Coldiretti. «Riteniamo che imporre i dazi al 30% su prodotti agroalimentari europei (quindi italiani e abruzzesi) sia insostenibile per l'economia abruzzese. Un duro colpo, anzi durissimo per le imprese agricole che comprometterebbe la competitività delle aziende sui mercati internazionali. Un provvedimento punitivo, paradossalmente anche per i consumatori americani che verrebbero di fatto privati di prodotti autentici o costretti a pagarli molto di più. Quello che sta succedendo purtroppo è significativo del totale fallimento della politica esercitata da von Der Leyen. A livello regionale verranno penalizzate le principali produzioni come vino, olio e pasta che negli ultimi anni erano riusciti a conquistare una posizione di rilievo anche per l'incremento dell'export».

Enrico Marramiero, imprenditore vitivinicolo, con una solida esperienza alle spalle, lancia un monito: «No alla lotta dei dazi, sarebbero solo controproducenti. Certo», ammette, «la situazione è disastrosa per tutti. Trump ci ha abituato al cambio di idee e quindi l'auspicio è che la partita non sia ancor chiusa. Se confermata, il danno è notevole e dovremo capire come l'Unione europea potrà appoggiare gli operatori. Il momento è ancora più difficile considerando la svalutazione del dollaro». Si dice letteralmente spiazzato Alessandro Nicodemi, presidente del Cda del Consorzio tutela vini d'Abruzzo. «La notizia ci ha lasciati senza parole», afferma Nicodemi senza riuscire a nascondere la propria preoccupazione: «Non pensavamo certo che Trump potesse arrivare al 30% dei dazi. Allo stato attuale confidiamo nel dialogo, è l'unica arma che possiamo avere», continua Nicodemi, «siamo inermi. L'agroalimentare italiano trova la forza nel suo territorio e nelle sue peculiarità. Le esportazioni sono una voce importante. Il Montepulciano d’Abruzzo è uno dei maggiori prodotti esportati negli Stati Uniti. Se non si troverà una soluzione sarà un grosso danno per l'intera economia regionale».

Sos da parte di Confcommercio al cui timone in Abruzzo c’è Giammarco Giovannelli. «Il primo commento alla notizia dei dazi statunitensi del 30 per cento sulle importazioni provenienti dai paesi membri dell'Unione europea non può che essere l'appello alla Commissione ed al nostro Governo ad esplorare strenuamente ogni ulteriore possibilità di negoziato. Insomma, negoziare, negoziare, negoziare», dice in una nota Confcommercio, «perché, come ha osservato la presidente von Der Leyen, ci troveremmo tutti, al di qua e al di là dell'Atlantico, a fare i conti con impatti sconvolgenti sulle catene di approvvigionamento e a farne le spese sarebbero le imprese e i consumatori».