Dazi Usa, rischio per l’export. «Gli effetti collaterali colpiranno anche l’Abruzzo»

L’assessore regionale alle Attività produttive Tiziana Magnacca: “Guardiamo a nuovi mercati”. Confindustria chiama i parlamentari
L’AQUILA. Von der Leyen e Trump l’hanno definito «un patto storico». Sui dazi al 15% ora c’è l’intesa tra Europa e Stati Uniti, ma è certo – a dirlo sono gli economisti – che non sarà una manovra indolore. Anche l’Abruzzo pagherà un conto salato, considerando i settori strategici per l’export regionale: il farmaceutico, su cui pesa ancora l’incognita del “quantum”, la filiera della componentistica auto prodotta per il mercato tedesco e l’agroalimentare, con la pasta e il vino tanto amati dagli americani. Direttamente o indirettamente, ne resteremo coinvolti. E la preoccupazione sale, insieme agli appelli delle associazioni di categoria che temono ripercussioni pesantissime.
LA POLITICA REGIONALE. «È indubbio che l’intesa sui dazi provocherà effetti sull’export con possibili ricadute per l’Abruzzo», dichiara l’assessore regionale alle Attività produttive Tiziana Magnacca di Fratelli d’Italia, «il livellamento al 15% è nettamente migliorativo rispetto al 30%, ma è comunque un costo in più che dovranno sopportare le nostre aziende, che nell’ultimo anno avevano ha fatto registrare valori di tutto rispetto nell’export rispetto alle altre regioni italiane, in particolare nel farmaceutico, nell’agroalimentare, nell’arredamento, nella moda e dell’automotive». Quattro settori direttamente coinvolti nella “guerra dei dazi” con gli Usa. «Ovviamente, dobbiamo conoscere con precisione i dettagli dell’accordo e, comunque in attesa della risposta del governo, stiamo verificando l’effettivo impatto sull’export abruzzese», sottolinea Magnacca, «anche in relazione a nuovi mercati che potrebbero essere non solo mercati di sbocco per le nostre merci, ma anche di approvvigionamento di materie prime».
INTESA CON MERCOSUR. Una strada alternativa, che andrà aperta, è quella di nuovi mercati di riferimento. A dirlo è Confindustria Abruzzo, che considera «urgente e strategica l’approvazione di un’intesa con Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). Il 25 settembre è previsto un incontro della nostra associazione, in rappresentanza degli imprenditori, con i parlamentari abruzzesi», afferma Luigi Di Giosaffatte, direttore Confindustria Abruzzo e Medio Adriatico, «l’accordo sui dazi tra Usa e Ue con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario, avrà impatti differenziati tra i settori e dovrà essere accompagnato da compensazioni per le filiere penalizzate anche considerando la svalutazione del dollaro». E allora, è bene guardare anche altrove: «Con l’accordo tra Ue e Mercosur si stima un potenziale incremento annuale dell’export italiano tra 4,5 e 7 miliardi di euro, evidenzia Di Giosaffatte, «il trattato permette l’eliminazione del 95% dei dazi Ue e del 91% per il Mercosur, con benefici superiori agli accordi precedenti (Canada, Giappone, Corea). Include disposizioni su servizi, semplificazioni doganali, appalti pubblici, tutela delle Ig, sostenibilità e Pmi». Per Confindustria «i dazi Usa al 15%, uniti a un dollaro debole, rappresentano un serio fattore di pressione per l’export abruzzese. La nostra regione è strutturalmente più esposta rispetto alla media nazionale: nel 2024 l’Abruzzo ha esportato beni per oltre 1,6 miliardi di euro verso gli Stati Uniti (su un totale export 2024 di circa 9,5 miliardi), che sono oggi il nostro primo partner commerciale. Per l’Italia, gli Usa sono il secondo mercato, ma per noi il primo: questo rende evidente la necessità di una tutela concreta da parte del governo e dell’Unione Europea. I dazi non possono essere trattati con misure simmetriche, rischieremmo soltanto un’escalation dannosa per tutti. Serve, invece, una risposta strategica e diplomatica. La vera priorità è diversificare i mercati, e qui l’Abruzzo vuole essere protagonista. Confindustria Abruzzo Medio Adriatico ha già convocato per il 25 settembre un incontro con i parlamentari abruzzesi per mettere al centro il potenziale dell’accordo con il Mercosur, oggi più che mai urgente. Le nostre imprese ci chiedono di aprire nuove rotte, dall’America Latina all’India, dall’Australia all’Africa. Come Confindustria, sosteniamo tre direttrici per garantire resilienza al nostro sistema produttivo: diversificazione geografica, politica commerciale equilibrata e rafforzamento industriale europeo. Il governo», conclude il direttore di Confindustria, «deve agire ora, perché il rischio non è solo la perdita di quote di mercato, ma un arretramento competitivo delle filiere italiane ed europee più esposte».
LA RICHIESTA DI SOSTEGNI. Senza sostegni le imprese abruzzesi non ce la faranno. Ne è convinta la Cna che teme «effetti comunque molto pesanti sull’export italiano che vanno a sommarsi all’apprezzamento degli ultimi mesi dell’euro sul dollaro di quasi il 15%». La Cna ritiene «non soddisfacente l’intesa raggiunta tra l’amministrazione degli Stati Uniti e la Commissione Ue. L’Italia è uno dei principali esportatori negli Stati Uniti e qualsiasi innalzamento dei dazi avrebbe riflessi molto negativi, in particolare sul sistema delle piccole imprese». Ai 67 miliardi di euro di vendite dirette, occorre sommare circa 40 miliardi di flussi indiretti. «Si scrive 15 ma si legge 30%», commenta il presidente della Cna, Dario Costantini, «una tassa ingiusta e sproporzionata che penalizza il Made in Italy, ma avrà riflessi negativi anche sull’economia americana. Sono necessari sostegni e compensazioni: attendiamo a breve la riattivazione del tavolo sull’export a Palazzo Chigi per un confronto su strumenti e criteri per mettere a disposizione del sistema delle imprese i 25 miliardi assicurati dal governo».
APPELLO DELL’AGRICOLTURA. La Coldiretti chiede risorse europee per le filiere più esposte come il vino. «Dobbiamo aspettare di capire bene i termini dell’accordo e, soprattutto, di leggere la lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero sui quali ci auguriamo che la Commissione Ue lavori per far rientrare, ad esempio, il vino che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato», dichiara il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, «non possono essere ammessi in Italia prodotti agroalimentari che non rispettano gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali imposti alle imprese europee. È fondamentale», conclude Prandini, «che l’Ue continui a difendere con fermezza il sistema delle Indicazioni geografiche, una garanzia di qualità e origine».