Di Paolo: accorpiamo i tre atenei

Confindustria chiede l'unione dei servizi e il contenimento dei costi
TERAMO. Fusione, federazione, accorpamento: più sfumature per definire l'esigenza dei tre atenei abruzzesi di fare "massa critica", reggere la concorrenza dei colossi e far fronte alle nuove regole del ministro Gelmini. Aspetto colto dal presidente di Confindustria Teramo.
Salvatore Di Paolo parte dall'analisi del cambio di scenario in cui si muovono le università e poi lancia alcune proposte.
Presidente, esistono reali pericoli per le università abruzzesi?
«Stiamo assistendo a un dibattito molto serrato, che credo sia assolutamente legato alla recente riforma Gelmini, che fra le tante novità obbliga le università a un più attento controllo di gestione, per contenere costi ed eliminare gli sprechi, che mi risulta siano tanti. Altrimenti credo che ci sia il commissariamento, che può essere anche l'anticamera della chiusura delle università non efficienti. Non vorrei banalizzare, ma credo il problema sia tutto lì: nell'efficienza e nelle finanze degli atenei. Sono in grado i tre atenei di procedere in maniera autonoma? Ho grosse perplessità».
Gli industriali sono preoccupati sul futuro dei tre atenei perché ritengono che il mondo della formazione abbia riflessi sul mondo produttivo.
«L'attuale interesse mediatico non è partito da Confindustria (il riferimento è alle polemiche sugli interventi precedenti dell'associazione, arrivati dal mondo universitario, ndr). Ma se Confindustria interviene è per il contributo che può portare alla discussione e perché le nostre imprese sono i canali di sbocco di quello che è il "prodotto universitario", e quindi che ci sia efficienza è interesse anche nostro. Faccio notare che all'interno di Confindustria c'è un simile dibattito, per verificare se è utile avere ancora strutture provinciali, con una conseguente duplicazione dei servizi. Il progetto è quantomeno di unire i servizi per contenere i costi».
Che ne pensa della federazione con l'università dell'Aquila, come la definisce il rettore di Orio?
«La famosa unione fra Teramo e l'Aquila non può rappresentare la risoluzione di tutti i problemi: sono due debolezze che non possono fare una forza. Io penserei non all'unione ma all'accorpamento di tutte e tre le univeristà, con una guida esterna, una specie di organismo staccato composto da affermate personalità, dell'ambito universitaio o anche fuori di questo, come magistrati o imprenditori, che possono in maniera obiettiva eliminare i cinque doppioni che esistono in Abruzzo e sostenere le eccellenze, razionalizzando i servizi. Solo così tagliamo i costi e i ponti col passato. Le risorse che andremmo a risparmiare dovrebbero essere messe a disposizione per migliorare l'offerta formativa. Ritengo sia necessario fare una conferenza, in cui confrontarci in modo diretto, per trovare convergenze su cui impostare il lavoro futuro».
Salvatore Di Paolo parte dall'analisi del cambio di scenario in cui si muovono le università e poi lancia alcune proposte.
Presidente, esistono reali pericoli per le università abruzzesi?
«Stiamo assistendo a un dibattito molto serrato, che credo sia assolutamente legato alla recente riforma Gelmini, che fra le tante novità obbliga le università a un più attento controllo di gestione, per contenere costi ed eliminare gli sprechi, che mi risulta siano tanti. Altrimenti credo che ci sia il commissariamento, che può essere anche l'anticamera della chiusura delle università non efficienti. Non vorrei banalizzare, ma credo il problema sia tutto lì: nell'efficienza e nelle finanze degli atenei. Sono in grado i tre atenei di procedere in maniera autonoma? Ho grosse perplessità».
Gli industriali sono preoccupati sul futuro dei tre atenei perché ritengono che il mondo della formazione abbia riflessi sul mondo produttivo.
«L'attuale interesse mediatico non è partito da Confindustria (il riferimento è alle polemiche sugli interventi precedenti dell'associazione, arrivati dal mondo universitario, ndr). Ma se Confindustria interviene è per il contributo che può portare alla discussione e perché le nostre imprese sono i canali di sbocco di quello che è il "prodotto universitario", e quindi che ci sia efficienza è interesse anche nostro. Faccio notare che all'interno di Confindustria c'è un simile dibattito, per verificare se è utile avere ancora strutture provinciali, con una conseguente duplicazione dei servizi. Il progetto è quantomeno di unire i servizi per contenere i costi».
Che ne pensa della federazione con l'università dell'Aquila, come la definisce il rettore di Orio?
«La famosa unione fra Teramo e l'Aquila non può rappresentare la risoluzione di tutti i problemi: sono due debolezze che non possono fare una forza. Io penserei non all'unione ma all'accorpamento di tutte e tre le univeristà, con una guida esterna, una specie di organismo staccato composto da affermate personalità, dell'ambito universitaio o anche fuori di questo, come magistrati o imprenditori, che possono in maniera obiettiva eliminare i cinque doppioni che esistono in Abruzzo e sostenere le eccellenze, razionalizzando i servizi. Solo così tagliamo i costi e i ponti col passato. Le risorse che andremmo a risparmiare dovrebbero essere messe a disposizione per migliorare l'offerta formativa. Ritengo sia necessario fare una conferenza, in cui confrontarci in modo diretto, per trovare convergenze su cui impostare il lavoro futuro».
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