Di Pietrantonio: «In Spagna promuovo il mio Abruzzo» / VIDEO

Gli italiani a Madrid in attesa dell’incontro, la scrittrice: «Così racconto il territorio. Chiariamoci: non sono qui a rappresentare la giunta regionale, con cui mi trovo spesso in disaccordo»
MADRID. Donatella Di Pietrantonio, scrittrice vincitrice di Premio Strega e Campiello, è seduta al centro del palchetto allestito all’Istituto italiano di cultura, a Madrid, un ufficio all’estero dedicato alla promozione della cultura italiana in Spagna. Davanti a Di Pietrantonio, su un banchetto di vetro, faccia a faccia, ci sono il libro “L’età fragile” e la sua traduzione spagnola “Le edad frágil”. Il romanzo Premio Strega che «penso diventerà un film», annuncia a Madrid la scrittrice nata ad Arsita, nel Teramano.
L’incontro dei lettori e degli italiani trapiantati in Spagna con Di Pietrantonio rientra nel cartellone “Radici e Rotte” promosso dall’Ambasciata italiana in Spagna in occasione della Festa della Repubblica. «In Abruzzo noi cambiamo dialetto ogni cinque chilometri», racconta Di Pietrantonio rispondendo alle domande di Susi Baldasseroni, reggente dell’Istituto. Alla fine dell’incontro, gli italiani corrono verso la scrittrice che uno ad uno vuole sentire le loro storie e si lascia andare alle dediche ricordo.
Quando è arrivata in Spagna?
«Sono qui da alcuni giorni per promuovere l’uscita del mio libro in spagnolo e in catalano».
Lei ha aperto il cartellone del programma “Radici e Rotte”, promosso dalla presidenza del Consiglio regionale per valorizzare l’Abruzzo e farlo conoscere all’estero.
«Qui è meglio chiarire le cose. Io sono stata invitata mesi fa dagli istituti di Cultura di Madrid e di Barcellona e dal mio editore spagnolo Duomo Ediciones, che hanno anche sostenuto le spese del mio viaggio. Non sono qui per rappresentare la giunta regionale abruzzese con cui mi trovo spesso in disaccordo sulle politiche che riguardano il nostro territorio. La mia posizione politica è ben nota e non perdo occasione per esprimere le mie idee e i miei giudizi».
Non se ne sapeva nulla?
«Alcuni giorni fa, con il mio programma già fissato, ho ricevuto una chiamata da una rappresentante di Casa Abruzzo che ha chiesto se poteva inserire il mio nome in un programma di promozione dell’Abruzzo, ma non è stata menzionata la Festa della Repubblica. Peraltro, sulla home page del sito dell’Istituto di cultura di Madrid riguardo alla mia presentazione compaiono i loghi dell’istituto stesso e del mio editore Duomo, non c’è quello della Regione Abruzzo. Voglio ribadire che l’organizzazione dei miei appuntamenti in Spagna è stata totalmente ed esclusivamente condivisa tra i due istituti di cultura e il mio editore che hanno sostenuto tutte le spese».
È stata chiara. Questo viaggio è stato accompagnato da polemiche, visto che l’Abruzzo ha promosso un cartellone da 71mila euro.
«A me dispiace molto che in Abruzzo ci sia una situazione di bilancio della sanità catastrofica che, naturalmente, si riflette sui servizi e che anche in altri settori come la cultura, dove scarseggino le risorse destinate. È esperienza comune che prenotare una visita medica sia quasi impossibile in tempi utili. Questo significa che di fatto i cittadini meno abbienti non possono godere del diritto alla salute perché le prestazioni vengono erogate troppo tardi».
È arrivata a Madrid con un volo partito da Roma Fiumicino? Eppure l’aeroporto c’è anche a Pescara...
«Eh sì, il volo non c’è. Ma su questo noi scontiamo dei limiti annosi. In questo caso il nostro aeroporto che ha un’operatività abbastanza limitata per quelle che potrebbero essere le potenzialità della regione».
Basta politica, passiamo alla letteratura. I suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in spagnolo. Lei li ha letti?
(sorride) «No, perché non sono in grado».
Secondo lei qual è il filo che lega la Spagna e l’Abruzzo?
«La fuga dei cervelli, o comunque le attuali forme di emigrazione».
L’Abruzzo può imparare qualcosa dalla Spagna?
«Non la conosco abbastanza per poterlo dire. Ma quello che ho potuto notare in questi pochi giorni è che la Spagna è più avanti di noi in diversi ambiti».
L’8 e il 9 si torna al voto sui referendum, lei andrà?
«Sì. Non vedo l’ora poter esprimere il mio diritto al voto».
La sua scelta?
«Cinque sì, per la dignità del lavoro e per la cittadinanza».
Facciamo un pronostico. Secondo lei in questo referendum potrebbe vincere ancora il “partito del non voto”?
«Mi auguro davvero di no».
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