«Dialetti d’Italia» Canzoni regionali in un doppio cd

I dialetti sono una parte importante del patrimonio culturale italiano. Che poi recentemente strumentalizzazioni politiche li abbiano fatti diventare quasi una discriminante razziale e razzistica è tutt’altra cosa e non intacca minimamente il valore delle lingue regionali che vanno invece apprezzate, purché a nessuno venga in mente di stilare graduatorie. I dialetti sono tutti strani e tutti belli, tutti incomprensibili per chi non è del luogo eppure ricchissimi di sfumature.

E’ dunque sicuramente da apprezzare l’iniziativa di una grande major come la Warner Music che pubblica, da domani, un doppio cd con 46 brani dal semplice titolo «Dialetti d’Italia». Si tratta della prima compilation con i più famosi brani popolari e dialettali della storia della musica italiana. Il doppio cd ripercorre, regione per regione, in un ideale viaggio dal nord al sud della penisola, canzoni, cori, danze e inni di tutt’Italia.

Significativamente la track list si apre con l’inno nazionale, l’inno di Mameli, quasi a chiarire subito che l’Italia è una e indivisibile. Si trovano brani provenienti da tutto lo splendido repertorio nazionale, dalle Alpi (Montagne del me’ Piemont, La pastorala, Il cjalzumit, La Valsugana) alle isole (A diosa - Non potho reposare, Ciuri ciuri, Vitti ’na crozza), dalla pianura padana (L’uva fogarina, La bella Gigogin, Sciur padrun da li beli braghi bianchi) al meridione (Calabrisella, Quant’è bello lu primm’ammore, Malafemmena, ’O surdato ‘nnammurato) e al centro (Vola vola vola, Tanto pe’ cantà), le voci di cantanti e interpreti di tutte le epoche accompagnano in un viaggio nel cuore delle più belle melodie della grande musica italiana e nei ricordi di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione.

La scelta delle registrazioni spazia nel tempo, dagli anni ’30 agli anni ’70, radunando un eterogeneo cast di artisti: Rabagliati, Boni & Latilla, Lauzi, Casadei, Villa, Modugno, Califano, Rondinella, Cinquetti, Farassino, il maestro Pregadio, Ranieri, Taranto, Spadaro, Vanoni, Profazio, il Quartetto Cetra, Rascel, i Ricchi & Poveri, Santagata e tanti altri.
Come bonus track due straordinari testi in napoletano e in genovese recitati rispettivamente da Totò (‘A livella) e da Gilberto Govi (Ma se ghe penso).

Non c’è bisogno di scomodare gli studi etnomusicologici di Roberto Leydi per capire quanto radicata sia, nella consapevolezza della nazione nei singoli cittadini, l’importanza della musica popolare.
Certo, i due compact disc della Warner Music non sono uno studio sul campo, e per fortuna. «Dialetti d’Italia» è un intelligente prodotto di consumo per rinverdire canzoni regionali amate e oggettivamente considerevoli e, soprattutto, per consentire ai giovani (considerando tali ormai anche i trentenni e oltre) di apprezzare un repertorio che oggi è stato quasi completamente dimenticato. Quasi che la globalizzazione della cultura imponga di conoscere le sonorità di sperduti villaggi a migliaia di chilometri dal posto dove si vive e poi non conoscere nemmeno di nome il bagaglio culturale dei propri padri o nonni.

Per l’Abruzzo la scelta è caduta su due brani molto diversi, ma entrambi belli. «L’inno» regionale «Vola vola vola» (scritto da Dommarco e Albanese nel 1908) nell’interpretazione di Carla Boni e Gino Latilla e «Reginella campagnola», scritto in piena epoca fascista (nel 1938) dal molisano Di Lazzaro (ma allora Abruzzo e Molise erano un’unica regione). L’interprete è Claudio Villa.