Disabili in carrozzina, la stangata: riparazioni solo a proprie spese. «Occuperemo il consiglio regionale»

Abruzzo, l’assistenza negata. Approvato il nuovo tariffario, regole riviste dopo 26 anni. La storia di Andrea: «Una colletta sui social per la batteria da 800 euro, ne prendo 300 di pensione»
L’AQUILA. In Abruzzo arriva una stangata che pesa come una contraddizione clamorosa nella Giornata internazionale delle persone con disabilità. Con l’approvazione del nuovo tariffario, cambiato dopo 26 anni, centinaia di cittadini con grave disabilità si ritrovano infatti a dover pagare di tasca propria la riparazione della carrozzina o l’acquisto di un pezzo di ricambio. «Una mannaia sulla loro libertà di movimento, che rischia di aggravare ulteriormente condizioni già segnate da ostacoli quotidiani» spiegano il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e il responsabile regionale Cgil Ufficio politiche per la disabilità, Claudio Ferrante. Il sindacato, pronto alla mobilitazione, chiede al governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, e all’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, di ripristinare con urgenza la copertura economica e convocare le parti sociali.
CELEBRAZIONI DI OGGI Il 3 dicembre, istituito dall’Onu nel 1992, richiama l’impegno globale per i diritti e la dignità delle persone con disabilità. «Il tema di quest’anno è l’inclusione come motore del progresso sociale», ricordano Ranieri e Ferrante. «Ma in Abruzzo accade l’esatto contrario, le persone con grave disabilità sono costrette agli arresti domiciliari per i reati commessi dalla pubblica amministrazione». La Regione approva il nomenclatore tariffario – la lista dei prodotti forniti dal Servizio sanitario nazionale – e dopo 26 anni non vengono garantite più le spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili per le carrozzine. «Se si rompe motore, joystick o ruota, tutto è a carico del cittadino», denunciano, «e per una batteria di carrozzina si pagano fino a 800 euro, una cifra proibitiva per chi vive con pensioni minime».
COSTI INSOSTENIBILI «Con tariffe troppo basse» osservano i rappresentanti Cgil «i centri che producono e distribuiscono gli ausili non riescono più a coprire i costi. Il risultato è una riduzione dei servizi, meno possibilità di personalizzazione e, in molti casi, richieste di contributi economici alle famiglie». Secondo la Cgil, l’impatto reale va oltre il mero aspetto economico: «Per una persona con grave disabilità, un guasto alla carrozzina significa restare bloccata in casa. Non parliamo di un optional, ma di un mezzo che garantisce libertà di movimento, autonomia, dignità». Una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente per chi vive in zone interne o prive di servizi territoriali adeguati.
STORIE AL LIMITE L’esempio più drammatico è quello di Andrea Colasante, di Montesilvano. Per cambiare la batteria della sua carrozzina – costo 800 euro – ha dovuto lanciare un appello sui social. «Non posso permettermi di pagarla. Dopo 26 anni succede questo: per muovermi devo chiedere l’elemosina alla Regione Abruzzo», scrive su Facebook. La sua pensione di invalidità è di 333 euro: «Una cifra che basta appena per vivere, figuriamoci per affrontare queste spese». La colletta non è andata a buon fine e Colasante rischia di restare fermo: «Mi bloccherò in mezzo alla strada», denuncia. E la beffa non finisce qui: «In alcuni casi» aggiungono Ranieri e Ferrante «tra prescrizione, autorizzazione e collaudo per una carrozzina nuova può passare un anno. È pura follia burocratica».
APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ Anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, lo scorso 25 giugno alla Camera, era stato chiaro: «All’assistito non dovrebbe essere richiesta alcuna compartecipazione per riparazioni o sostituzioni. Se accade, qualcuno non applica correttamente le norme». «I diritti delle persone con disabilità» aveva ribadito «non possono essere subordinati a interpretazioni discrezionali o carenze organizzative». Un monito che oggi risuona ancora più forte. «Non riguarda solo riparazioni o pezzi usurati: riguarda l’intera gestione del nomenclatore tariffario», sottolineano Ranieri e Ferrante. «Parliamo di diritti costituzionali, livelli essenziali di assistenza, diritti umani».
La Cgil chiede una convocazione urgente di un incontro: «Se non dovessero essere ripristinati i diritti delle persone con disabilità, saremo costretti a occupare il consiglio regionale, come accaduto un anno fa per la Vita indipendente. Non possiamo accettare che il 3 dicembre, giorno dedicato alla dignità, diventi per l’Abruzzo un simbolo di arretramento».
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