Dopo gli sciacalli gli avvoltoi?

Questi personaggi hanno tradito anche i giovani volontari

Confesso che, in questi giorni, ho sperato che la gestione dell’emergenza post terremoto all’Aquila, da parte della Protezione civile, non entrasse nell’inchiesta della Procura di Firenze. In quella indagine sta emergendo un sistema che una volta si chiamava clientelare mentre oggi viene definito “gelatinoso”. L’ho sperato perché la Protezione civile non sono solo i “capi” ma sono soprattutto le migliaia di volontari arrivati da tutta Italia il sei aprile e rimasti per mesi a cucinare, servire a tavola, pulire i bagni, montare e smontare tende.

Invece, dalle intercettazioni, sta emergendo che gli “sciacalli” - come vengono ormai definiti assimilandoli a coloro che sono andati a rubare nelle case semicrollate - sono giunti in forze anche all’Aquila.

Uno degli indagati, tal Piscicelli, che solo due giorni fa si era affrettato a scusarsi per quella frase «alle tre e mezza del sei aprile io nel letto ridevo», appena tre giorni dopo il terremoto si felicitava con se stesso perché già gli erano stati chiesti - non si comprende bene da chi - «sei scavatori e 20 camion» e che «adesso, lì, ci fanno carne da porco». Questi personaggi non hanno tradito solo noi “poveracci” terremotati, ma hanno tradito soprattutto quelle migliaia di persone che sono arrivate fra noi in quelle ore senza chiedere nulla in cambio.

Due giorni fa, a Castellammare di Stabia, ho incontrato un giovane sacerdote, don Pasquale, che il sei aprile non si è messo a ridere ma ha raccolto viveri e beni di prima necessità, ha mobilitato una ventina di suoi compaesani e si è posto al servizio di chi in quel momento era nudo - dentro e fuori - e addolorato. Come “compenso” ha chiesto amicizia. Ma non ci sono soltanto ruspe e camion. Dalle carte dell’inchiesta esce anche un’altra clamorosa novità. Una delle ditte coinvolte nell’indagine della Procura di Firenze, la Btp, ha ottenuto all’Aquila, attraverso un consorzio con altre imprese, appalti per la costruzione di musp, che tradotto significa strutture antismiche per ospitare le scuole. E’ chiaro che oggi non si può affermare che quegli appalti siano stati ottenuti in maniera illegale.

Saranno i magistrati ai vari livelli a stabilirlo. Ma il dubbio che sulla tragedia di famiglie distrutte e di comunità disperse, c’è chi ha tentato di speculare resta forte. Gli “sciacalli” ora rischiano di fare un danno doppio all’Aquila. La ricostruzione del capoluogo d’Abruzzo non è ancora iniziata.

Domenica scorsa centinaia di persone sono entrate a forza nella zona rossa, cuore del centro storico dell’Aquila, sono salite sulle macerie e hanno gridato: rivogliamo la nostra città. Una poetessa aquilana e animatrice di un comitato cittadino, Patrizia Tocci, ha scritto: «Soffro a vedere erbacce crescere ovunque, immondizia accatastata nei vicoli, macerie nelle piazze, odori maleodoranti che sembrano zaffate di morte». Ecco il rischio: dopo gli sciacalli potrebbero arrivare gli avvoltoi.