Due donne italiane a capo della Bandafavorivano ingressi clandestini ai cinesi

Il commercialista accusa la moglie, il geometra e l’agente immobiliare parlano. Il vigile resta zitto. Tra gli arrestati anche un ex assessore
ALBA ADRIATICA. Due donne a capo dell’organizzazione che faceva falsi documenti ai cinesi: Giovanna Di Lorenzo, 55 anni, la moglie del commercialista, e Giuliana Esposito, 62 anni, titolare con il figlio di un’agenzia immobiliare. E’ emerso con chiarezza dalla raffica di interrogatori di garanzia fatti tra mercoledì pomeriggio e ieri, quando davanti al gip sono comparsi i nove albensi e i 21 cinesi arrestati. Alcuni hanno parlato e sono tornati a casa, altri hanno scelto il silenzio.
GLI INTERROGATORI. Da ieri sono agli arresti domiciliari il geometra Antonio Di Gennaro, 55 anni, accusato di aver far fatto false planimetrie delle case e l’agente immobiliare Gino Bruni, 49 anni, accusato di mettere a disposizione dei cinesi alloggi in cui far risultare finte residenze. Il tutto finalizzato ad ottenere le certificazioni necessarie per i ricongiungimenti familiari.
«Ognuno ha chiarito la propria posizione» dice il loro difensore Gabriele Rapali. E’ evidente che i due hanno collaborato nella ricostruzione dei fatti, chiarendo i vari meccanismi e soprattutto facendo delle ammissioni. Resta in carcere il commercialista Giuliano Boffi, 58 anni, difeso dall’avvocato Guglielmo Marconi, che ha fatto richiesta dei domiciliari. Richiesta che è stata rigettata dal gip. Boffi non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha risposto al giudice dicendo che lui si occupava solo di pratiche commerciali e che tutto quello che riguardavava i ricongiumenti familiari era di competenza della moglie. «Faceva tutto lei» ha detto. E la moglie, anche lei difesa dall’avvocato Marconi, ha scelto di non rispondere alle domande del gip. Ha scelto il silenzio.
Parziali ammissioni ha fatto Giovanna Esposito, titolare con il figlio dell’agenzia immobiliare. Il suo avvocato, Rapali, ha chiesto gli arresti domiciliari per motivi di salute. Su questa richiesta il gip non si è ancora pronunciato. Resta agli arresti domiciliari Lanfranco Marziale, 62 anni, ex assessore comunale al bilancio con la giunta Capece, proprietario di immobili, difeso dall’avvocato Laura Di Filippo.
IL VIGILE NON PARLA. Non parla e resta in carcere Massimo Ritrecina, il vigile 47enne di Alba, accusato di certificare le false residenze ai cinesi. L’uomo, difeso dagli avvocati Gabriele Rapali e Tarcisio Vattilana del foro di Roma, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Almeno per il momento. Ma è probabile che già nei prossimi giorni l’uomo possa nuovamente tornare davanti al giudice. Per dire la sua. Per spiegare quello che faceva e perchè lo faceva. «Il nostro assistito», dice Vattilana, «chiarirà presto la sua posizione». Per ora il vigile, l’agente municipale con il record del numero di multe fatte, resta a Castrogno.
I CINESI. Tornano in libertà, con la revoca degli arresti domiciliari, anche quattro dei ventuno cinesi coinvolti nella mega indagine. Questi extracomunitari, difesi dagli avvocati Paola Petrellla e Florindo Tribotti, sono soprattutto imprenditori e operai. In molti hanno ammesso di aver pagato per ottenere false certificazioni per far arrivare in Italia dei congiunti. Tutti hanno fatto il nome di Giovanna Di Lorenzo, tutti hanno ammeso di aver pagato per far entrare in Italia i loro congiunti. Qualcuno ha detto di essersi ritrovato con una busta paga che non aveva mai visto e con documenti che ha solo dovuto firmare.
L’INCHIESTA. La mega operazione della squadra mobile, diretta da Gennaro Capasso, è stata coordinata dal pm David Mancini che ha richiesto le 45 ordinanze di custodia cautelare. Ordinanze firmate dal gip Marco Billi. Cento le persone indagate. Secondo quanto ipotizzato dalla procura i nove professionisti di Alba, (commercialisti, agenti immobiliari e proprietari di case) avevano messo insieme conoscenze e rapporti personali per fare soldi sfruttando l’immigrazione clandestina. In che modo? Facendo documenti falsi per i ricongiungimenti familiari con tanto di buste paga gonfiati e finti alloggi. Pratiche che i cinesi pagavano fino a 10mila euro.
IL SINDACATO. Ennio Falconi, segretario provinciale del Siap, plaude all’operazione della mobile «che ancora una volta dimostra quanto sia importante e qualificato il lavoro svolto dall’ufficio e dal suo dirigente che lo ha portato a questi livelli. Questo anche grazie al nuovo assetto voluto dall’ex questore Angeloni e confermato con estrema intelligenza dal questore Di Ruocco. Naturalmente come Siap torniamo a sollevare i problemi legati alla carenza di organico in questura, al mancato rinnovo del contratto scaduto nel 2008 e al riordino delle carriere».
GLI INTERROGATORI. Da ieri sono agli arresti domiciliari il geometra Antonio Di Gennaro, 55 anni, accusato di aver far fatto false planimetrie delle case e l’agente immobiliare Gino Bruni, 49 anni, accusato di mettere a disposizione dei cinesi alloggi in cui far risultare finte residenze. Il tutto finalizzato ad ottenere le certificazioni necessarie per i ricongiungimenti familiari.
«Ognuno ha chiarito la propria posizione» dice il loro difensore Gabriele Rapali. E’ evidente che i due hanno collaborato nella ricostruzione dei fatti, chiarendo i vari meccanismi e soprattutto facendo delle ammissioni. Resta in carcere il commercialista Giuliano Boffi, 58 anni, difeso dall’avvocato Guglielmo Marconi, che ha fatto richiesta dei domiciliari. Richiesta che è stata rigettata dal gip. Boffi non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha risposto al giudice dicendo che lui si occupava solo di pratiche commerciali e che tutto quello che riguardavava i ricongiumenti familiari era di competenza della moglie. «Faceva tutto lei» ha detto. E la moglie, anche lei difesa dall’avvocato Marconi, ha scelto di non rispondere alle domande del gip. Ha scelto il silenzio.
Parziali ammissioni ha fatto Giovanna Esposito, titolare con il figlio dell’agenzia immobiliare. Il suo avvocato, Rapali, ha chiesto gli arresti domiciliari per motivi di salute. Su questa richiesta il gip non si è ancora pronunciato. Resta agli arresti domiciliari Lanfranco Marziale, 62 anni, ex assessore comunale al bilancio con la giunta Capece, proprietario di immobili, difeso dall’avvocato Laura Di Filippo.
IL VIGILE NON PARLA. Non parla e resta in carcere Massimo Ritrecina, il vigile 47enne di Alba, accusato di certificare le false residenze ai cinesi. L’uomo, difeso dagli avvocati Gabriele Rapali e Tarcisio Vattilana del foro di Roma, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Almeno per il momento. Ma è probabile che già nei prossimi giorni l’uomo possa nuovamente tornare davanti al giudice. Per dire la sua. Per spiegare quello che faceva e perchè lo faceva. «Il nostro assistito», dice Vattilana, «chiarirà presto la sua posizione». Per ora il vigile, l’agente municipale con il record del numero di multe fatte, resta a Castrogno.
I CINESI. Tornano in libertà, con la revoca degli arresti domiciliari, anche quattro dei ventuno cinesi coinvolti nella mega indagine. Questi extracomunitari, difesi dagli avvocati Paola Petrellla e Florindo Tribotti, sono soprattutto imprenditori e operai. In molti hanno ammesso di aver pagato per ottenere false certificazioni per far arrivare in Italia dei congiunti. Tutti hanno fatto il nome di Giovanna Di Lorenzo, tutti hanno ammeso di aver pagato per far entrare in Italia i loro congiunti. Qualcuno ha detto di essersi ritrovato con una busta paga che non aveva mai visto e con documenti che ha solo dovuto firmare.
L’INCHIESTA. La mega operazione della squadra mobile, diretta da Gennaro Capasso, è stata coordinata dal pm David Mancini che ha richiesto le 45 ordinanze di custodia cautelare. Ordinanze firmate dal gip Marco Billi. Cento le persone indagate. Secondo quanto ipotizzato dalla procura i nove professionisti di Alba, (commercialisti, agenti immobiliari e proprietari di case) avevano messo insieme conoscenze e rapporti personali per fare soldi sfruttando l’immigrazione clandestina. In che modo? Facendo documenti falsi per i ricongiungimenti familiari con tanto di buste paga gonfiati e finti alloggi. Pratiche che i cinesi pagavano fino a 10mila euro.
IL SINDACATO. Ennio Falconi, segretario provinciale del Siap, plaude all’operazione della mobile «che ancora una volta dimostra quanto sia importante e qualificato il lavoro svolto dall’ufficio e dal suo dirigente che lo ha portato a questi livelli. Questo anche grazie al nuovo assetto voluto dall’ex questore Angeloni e confermato con estrema intelligenza dal questore Di Ruocco. Naturalmente come Siap torniamo a sollevare i problemi legati alla carenza di organico in questura, al mancato rinnovo del contratto scaduto nel 2008 e al riordino delle carriere».