È scontro sul “genocidio” in Consiglio regionale: Gaza spacca la politica

Presentate quattro risoluzioni diverse: bocciate le tre firmate dall’opposizione. Passano quella della maggioranza e quella di Pavone a favore del piano Trump
L’AQUILA. La politica internazionale entra a Palazzo Silone. E scalda gli animi in consiglio regionale. Al centro della discussione la situazione in Medio-Oriente, che ha inevitabilmente diviso la Sala Ipogea. La maggioranza ha presentato – e approvato – una risoluzione a firma dei propri capogruppo che impegna «il presidente della Regione e l’intero governo regionale a sostenere attivamente ogni iniziativa promossa dal governo italiano per contribuire alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese». Non abbastanza per l’opposizione, che ha rilanciato con due risoluzioni, entrambe bocciate, sulla condanna del “genocidio” e sull’interruzione dei rapporti con Israele. I toni si sono scaldati, sono volate le accuse. Insomma, il tutto si è concluso in un nulla di fatto. Perché, alla fine, l’obiettivo di tutte queste risoluzioni era – almeno sulla carta – cercare anche il consenso di chi era dall’altra parte dell’aula e lanciare un segnale di unità dall’Abruzzo in sostegno del dramma vissuto dai palestinesi. E invece la politica si è divisa su 4 documenti. E la frattura è arrivata anche dentro l’opposizione: l’unico altro testo approvato è stato quello del capogruppo di Azione Enio Pavone a favore del piano di pace presentato dal presidente Usa Donald Trump. La proposta è stata appoggiata dalla maggioranza ma non dai compagni di coalizione del Patto per l’Abruzzo, a loro volta divisi tra chi ha optato per l’astensione e chi per il voto contrario.
Ma che i toni si sarebbero scaldati lo si era capito fin da subito, quando il consigliere dem Pierpaolo Pietrucci, definendosi «partigiano» della causa palestinese, ha presentato la sua risoluzione per chiedere alla giunta Marsilio di «condannare il genocidio in Palestina e interrompere la cooperazione con Israele», e di impegnarsi affinché gli atleti israeliani siano esclusi da qualsiasi competizione sportiva, «anche a livello regionale». «Noi possiamo manifestare, condannare la vostra ignavia in questi anni di sangue in cui siete stati asserviti al governo israeliano», ha detto Pietrucci rivolto alla maggioranza, «avete la possibilità di fare, fate! O sarete ricordati per quello che siete stati: dei complici di un genocidio». E l’escalation dei toni della discussione è proseguita quando la pentastellata Erika Alessandrini ha preso la parola per presentare la proposta del Movimento che chiedeva soprattutto l’interruzione di ogni tipo di rapporto con Gerusalemme. Alessandrini ha attaccato a testa bassa la maggioranza per il suo documento su Gaza, in cui «c’è scritto che l’Abruzzo condanna ogni forma di violenza, ma ricordando subito dopo, i fatti del 7 ottobre», ha detto la consigliera, «dimenticandosi due nani di bombardamenti, di blocchi umanitari». Una condanna «non equilibrata, ma che giustifica» il comportamento del governo di Netanyahu, secondo Alessandrini, che poi ha tirato l’affondo finale: «Colleghi della maggioranza, la vostra risoluzione non è di pace, è un documento che assolve, giustifica e minimizza. È propaganda, una strategia di destra che assolve governi di destra mentre compiono stermini. La vostra è indifferenza, crudeltà, nascosta sotto le spoglie della neutralità». Inevitabile, a questo punto, la reazione dai banchi della maggioranza. Che è passata in primis per il capogruppo di Fratelli d’Italia Massimo Verrecchia: «Che giudizi sprezzanti, che dispiacere nei confronti di colleghi che la pensano in maniera diversa ma si adoperano allo stesso fine, cioè la pace. È profondamente sbagliato strumentalizzare il conflitto per fini politici interni. Abbiamo conflitti mondiali, come in Ucraina, dove i bambini muoiono ogni giorno» e poi, rivolto direttamente ad Alessandrini, che alzava la voce dal suo banco «e non le ho mai sentito dire una parola a riguardo». E poi: «Non siete nemmeno uniti sulle risoluzioni da presentare, mentre noi siamo un fronte compatto». A poco è servito l’appello di Luciano D’Amico a trovare una risoluzione da poter votare all’unanimità e così «lanciare un messaggio unitario e simbolico agli abruzzesi, perché, per quanto riguarda il resto, come consiglio regionale non abbiamo competenze di politica estera». Un invito apprezzato anche dai membri della maggioranza, ma non sufficiente a placare gli animi. Chiedere al capogruppo Lega Vincenzo D’Incecco, che ha parlato di «un tentativo inaccettabile di far passare i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Con l’opposizione dovremmo fare un discorso serio su quanto è successo non dal 7 ottobre, ma dalla nascita dello Stato di Israele nel 1948». L’azzuffata verbale in consiglio tira in ballo anche i libri di storia.