E sui confini del Parco è subito scontro

L'accusa della Costituente: chi dovrebbe decidere fomenta paure

SAN VITO. «Chi dovrebbe promuovere la creazione del Parco della Costa teatina ne traccia invece solo i lati negativi fomentando paure infondate nella popolazione». È l'accusa mossa dalla Costituente «Vogliamo il Parco» ai rappresentanti istituzionali del territorio all'indomani del convegno sul tema organizzato a San Vito dalla Regione e dall'Arssa. Un dibattito che per toni, argomenti e protagonisti si è trasformato in un'arena inneggiante ad un netto «No parco».

Attori principali sul tavolo dei relatori erano Mauro Febbo, assessore regionale all'Agricoltura e coordinatore del tavolo tecnico per definire i confini del Parco nazionale, il senatore Pdl Fabrizio Di Stefano, il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, Luigi Comini, assessore al Turismo del Comune di San Vito e Antonio Sorgi, capo della commissione Via regionale. Fra il pubblico numerosi agricoltori, cacciatori e componenti dell'associazione «Amici della Costa teatina», tutti contrari all'ipotesi di fare delle zone più caratteristiche della costa, un Parco nazionale.

«Non c'è stato nessuno in grado di testimoniare le esperienze positive di parchi esistenti in Italia, o quali fossero le cause e le responsabilità in caso contrario», accusa Lino Salvatorelli, coordinatore della costituente «Vogliamo il Parco», «pensavamo di ascoltare dall'assessore Febbo, che è anche il Coordinatore tecnico del Parco, come la Regione Abruzzo si stesse muovendo per rispondere finalmente dopo 10 anni alle richieste del governo, ma proprio non ci aspettavamo che fosse apertamente contro il Parco così come lo stesso incontro». La data da rispettare è quella del 30 settembre: entro questa data i confini del nuovo Parco dovrebbero essere certi e determinati.

Secondo l'associazione, invece, nel corso del convegno sono state taciute diverse e importanti informazioni per fugare i dubbi degli agricoltori sui vincoli imposti dal parco, obiezioni che non è stato possibile fornire dai fautori del Parco a causa della veemenza del pubblico e, a tratti, degli stessi relatori. «Le zone A e B», spiega Salvatorelli, «coincideranno con quelle attualmente protette come Punta Aderci, Ripari di Giobbe e Lecceta di Torino di Sangro, tutte zone a rischio idrogeologico dove i vincoli tanto temuti già ci sono e dove i frantoi non solo non esistono, ma non potranno mai esserci».

L'impressione scaturita dal dibattito di San Vito secondo gli ambientalisti è che alcuni sindaci e gli amministratori del territorio si comportino «come se i paesi fossero loro proprietà private, avulse da qualsiasi contesto territoriale mentre la costa nei suoi tratti più belli e naturalistici sta scomparendo a ritmo vertiginoso, l'economia è gravemente compromessa e l'agricoltura, che è uno dei settori strategici, resiste tra mille difficoltà solo per il coraggio e l'alta competenza dei suoi operatori». «Se le istituzioni si ostineranno sulle posizioni espresse a San Vito», conclude Salvatorelli, «saranno le associazioni ad impegnarsi a organizzare dibattiti obiettivi».

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