Elisa e Dino, un amore difficile e controverso nato in una discoteca

26 Agosto 2011

 CELANO. Si erano conosciuti in una discoteca e da subito avevano iniziato una relazione controversa. Un rapporto di 12 anni, fatto di complicità ma anche disaccordo, carico di tensione e passione, caratterizzato dalla fusione di due culture opposte. Quella tradizionalista e conservatrice di lui si rapportava a fatica a quella più intraprendente e audace di lei. Un'unione che però ha portato a un epilogo così tragico. Era questo il rapporto tra Dino Stornelli, 42 anni, celanese, e Halina Renata Kaminska, 41 anni, polacca.  Lui piastrellista, grande lavoratore, affettuoso con il figlio di Halina che aveva amorevolmente riconosciuto, facendolo studiare e preparandogli il terreno per un futuro migliore. Aveva due fratelli, Matteo e Simona.  I vicini, però, raccontano che riteneva la moglie in una sorta di condizioni di inferiorità. Sembrava volere assoggettare sua moglie ai suoi voleri. Aveva interpretato la loro relazione come un rapporto a senso unico dove lui era quello che decideva su tutto, anche sugli atteggiamenti della compagna, e lei quella che avrebbe dovuto obbedire e assecondare passivamente ogni decisione.  Un modo di interpretare il rapporto coniugale che alla donna era sempre andato stretto e, negli ultimi tempi, glielo aveva fatto capire.  Lei aveva un diploma da estetista ma collaborava insieme alla cognata Laura nella gestione di un phone center utilizzato soprattutto da stranieri sprovvisti di computer o di connessione che avevano la necessità di comunicare sul web.  Viene descritta come una brava mamma, premurosa, ma anche una donna attiva e intelligente. Recentemente si era rivolta al Comune e al sindaco per chiedere degli aiuti per far studiare il figlio in un istituto di qualità e l'amministrazione si stava già muovendo al riguardo.  Lei però, secondo l'avvocato di famiglia, Giancarlo Cantelmi, era entrata nell'ordine di idee di avviare la separazione.  Per più di dieci anni, aveva accettato il compromesso di vivere una storia d'amore molto travagliata pur di dare un futuro al figlio e a se stessa con l'aspirazione della cittadinanza italiana.  Era però sola in Italia. «Se avesse avuto un punto di riferimento», sostengono le persone che avevano avuto modo di conoscerla, «avrebbe potuto trovare una via di fuga da quell'inferno nel quale lei viveva».  Ma l'assenza di una prospettiva sicura per lei e per il figlio l'avevano sempre bloccata. Le era mancato quel coraggio necessario per voltare pagina in maniera netta e rischiare il tutto per tutto.  Era amata anche dai genitori di lui. Basti pensare che il padre dell'uxoricida, Domenico, ha pianto a lungo dopo questo episodio. «Era una donna di animo buono», raccontano Domenico e la moglie Tonina, «con noi lei si è sempre comportata bene». In tanti ne ricordano il carattere estroverso e la sua predilezione per aiutare gli altri, specie i più deboli.  Il primo approccio c'era stato in una discoteca marsicana. Cominciarono a frequentarsi e decisero presto di vivere insieme e di mettere su famiglia.  Lui riconobbe il bimbo avuto da lei in una precedente relazione con un altro uomo, si sposarono e iniziarono un percorso tortuoso e non privo di difficoltà.  Col passare degli anni, però, la situazione sembra fosse arrivata a un vicolo cieco tanto che lei aveva iniziato ultimamente a parlare di separazione.  E forse questa intenzione non più recondita aveva innescato un circolo vizioso che rendeva lui sempre più possessivo e insoddisfatto, quindi sempre più intollerante agitato.  Una situazione che col tempo è degenerata fino a creare le condizioni per questo drammatico episodio. Nessuno però in paese avrebbe mai immaginato di dover assistere a questa tragedia.

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