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CORONAVIRUS

Esclusi dai bonus covid, protestano i medici del 118 non convenzionati

Lettera al presidente della Regione e all'assessore alla Sanità: "Oggi più che mai pesa su di noi questa condizione discriminante"

CHIETI. I medici del 118 con contratto di convenzione hanno inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, all'assessore alla Salute, Nicoletta Verì, e al direttore della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, per lamentare la loro esclusione dal bonus Covid.

«Oggi più che mai pesa su di noi questa condizione discriminante: ci è stata negata la premialità Covid. A circa 1000 dipendenti della Asl, tra medici, biologi, infermieri, impiegati, è stato riconosciuto un indennizzo per il lavoro in più svolto durante la pandemia. Senza voler sminuire l'operato di ciascuno, pensiamo - si legge nella lettera - che in pochi come noi abbiano vissuto sulla propria pelle quanto accaduto e quanto continua ad accadere. Nel primissimo periodo, per proteggerci abbiamo comprato ciò che la Asl non era in grado di fornirci: tute, maschere, visiere, calzari e in mancanza abbiamo anche indossato buste del supermercato. E se qualcuno di noi avesse avuto necessità di osservare la quarantena o, peggio, si fosse ammalato, sarebbe stato tutto a proprie spese, avrebbe dovuto utilizzare i giorni di ferie poiché il nostro contratto non prevede l'assenza dal lavoro per malattia. Non sciopereremo perché siamo rimasti in pochi e il nostro servizio è troppo importante. Non accetteremo belle parole - conclude la lettera - ma quanto corrisposto alle altre categorie di lavoratori, sapendo che quanto ci spetta verrà devoluto a un'organizzazione umanitaria: non ci stiamo muovendo per soldi, ma per essere risarciti della pesante umiliazione che ci avete inflitto».

«Fino a 8 anni fa, dopo 5 anni di servizio in convenzione, si aveva il diritto di passare a dipendente; dopo, questo passaggio non c'è più stato e si è quindi verificata una situazione paradossale in cui colleghi che svolgono la stessa attività, pur condividendo gli stessi doveri, non hanno in concreto gli stessi diritti - dice la dottoressa Bernadetta Cibotti - Una disparità di trattamento ingiusta, ingiustificata e soprattutto incomprensibile. E gli ultimi fatti dimostrano proprio un'oggettiva e diversa considerazione».