Fas, fondi a pioggia contro la crisi

Per gli interventi strategici si conta su Masterplan e Intesa infrastrutture

PESCARA. I Fas sono davvero quelli «di cui l'Abruzzo ha bisogno», come ha detto Gianni Chiodi rispondendo ai suoi critici? Certamente sono fondi di cui ha bisogno il bilancio regionale, che dal 2007, da quando la Regione è in piano di rientro, ha poche risorse spendibili.

E i 612 milioni dei Fas sono un buona riserva, alla quale Chiodi sta già in parte attingendo alcuni anticipi, anche se formalmente sono bloccati (solo la settimana scorsa c'è stato un impegno di 6 milioni per il sociale).

Infatti la Regione può contare su entrate proprie per appena 325 milioni (140 dal bollo auto, 16 dall'addizionale metano, 44 dall'accise sulla benzina, 114 dall'Irap, 11 da entrate per violazione di tributi), al netto delle maggiori aliquote Irap e Irpef che vanno tutte sul debito della sanità. Se a queste togliamo i costi della struttura (e della politica), gli impegni per il cofinanziamento di progetti europei, i mutui sul debito, resta davvero poco. I Fas sono dunque una risorsa al servizio del bilancio regionale e così sono stati pensati, nel piano della giunta Chiodi, e in parte in quello della precedente giunta Del Turco, dove il Fas (sempre questo, ma senza tagli, perché era di 854 milioni), contava una lista con ben 39 impegni di spesa. Il Fas di Chiodi ne ha 35. E le differenze sono notevoli. Il Fas di Del Turco, pure se frammentato, era molto concentrato su alcune voci: 249 milioni per 6 reti di trasporto, di cui 100 milioni solo per un servizio ferroviario metropolitano, altri 57 per la viabilità, 104 per le aree urbane. Poche risorse erano destinate alla banda larga (10 milioni, ma in questo campo i progetti erano altri, legati alla società in house Abruzzo Engineering), pochissime per l'automotive (10 milioni), altre frammentarie per il sostegno alle imprese o la promozione della Regione.

Nel frattempo in Abruzzo sono successe tre cose: la crisi economica del 2008, il cambio di governo in Regione, e il terremoto del 2009.

La crisi economica, oltre ad aver spinto il governo a pescare 4 miliardi dal totale dei Fas regionali per destinarli agli ammortizzatori sociali, ha indirizzato diversamente le risorse dell'Abruzzo. Un blocco di interventi (123 milioni) sono stati pensati per rafforzare il sistema delle imprese. La fetta più grande, 33 milioni, è stata destinata al Campus automotive (vedi servizio in basso), un consorzio di circa 70 imprese nato all'interno della filiera produttiva più importante della regione.

Non ci sono invece risorse per la ricerca, alle quali la Regione riserva invece 7 milioni di fondi propri. Ci sono 16,8 milioni destinati alla Valle Peligna, una delle aree a maggiore deindustrializzazione. altri 20 milioni sono destinati a promuovere le reti d'impresa e i cluster, altri 20 andranno ai servizi legati al turismo.

Il terremoto ha poi spinto la giunta a indirizzare una fetta di fondi sulla messa in sicurezza degli edifici (30 milioni). Circa 43 milioni saranno investiti per attenuare il rischio idrogeologico; 76 milioni saranno impegnati per il miglioramento delle infrastrutture acquedottistiche. Altri fondi andranno ai depuratori, al ciclo dei rifiuti e alla raccolta differenziata.

I critici di Chiodi sostengono che dal Fas Abruzzo non emerge un progetto strategico per la Regione. Una tesi che in qualche modo ha sostenuto anche il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che per tre volte ha «interloquito» con il governatore, chiedendogli di modificare il piano. Le modifiche ci sono state ma si è trattato soprattutto di modifiche tecniche legate ai tagli apportati dal governo ai Fas. Perché per le grandi opere infrastrutturali Chiodi contava sulle risorse virtualmente ben più consistenti del Masterplan (1 miliardo 800milioni) e dell'Intesa infrastrutture (6 miliardi, ma oggi sono disponibili 900 milioni). Queste e non i Fas erano le vere carte del governo regionale di centrodestra. Che il governo nazionale di centrodestra insiste a non distribuire.

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