Fotovoltaico nella palude della burocrazia

Aziende abruzzesi bloccate da tagli del governo e procedure lunghe: investimenti a rischio

L'AQUILA. Fotovoltaico, in Abruzzo è paralisi e non solo per il blocco del sistema di incentivazione da parte del governo nazionale. Anche il buon esito delle pratiche che si sono salvate dalla scure improvvisa da parte dell'esecutivo, sono a forte rischio per le lungaggini burocratiche. Decine di istanze di allaccio presentate allo sportello dell'Enel sono ferme perché il personale è carente e non riesce a soddisfare le richieste.

I gravi ritardi rischiano di compromettere le operazioni che sono state fatte attraverso il credito bancario. Infatti, se il buon esito non arriva entro il 31 maggio prossimo, data dello stop, si esce dalle agevolazioni. E la mancata attivazioni degli impianti di energia solare potrebbe portare alla chiusura delle aziende che, senza entrate, non potranno restituire soldi alle banche.

In Abruzzo ci sono 4006 impianti per un totale di 78,4 magawatt. In Italia sono 187.867 gli impianti per 4369 megawatt. In Lombardia, dove c'è meno sole, 27.981 impianti per 501 megawatt.

Imprese, operatori e cittadini protestano e chiedono l'intervento del presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, sull'Enel affinché si adoperi per superare velocemente questa impasse che non può essere tollerata. Secondo i molti che sollevano il problema, questa situazione non dipende dal personale impiegato nell'unità operativa Enel dell'Aquila che, al contrario, conduce l'attività dell'ufficio le con professionalità e dedizione, ma potrebbe essere risolta velocemente ridistribuendo il carico di lavoro di competenza della stessa unità operativa con altre meno sotto pressione.

Il disagio si aggiunge alla incertezza sugli investimenti programmati e pianificati, anche con l'acquisto di materiali, da parte di imprese, soprattutto locali, che hanno puntato sulle energie rinnovabili in considerazione della particolare condizione dell'Abruzzo definita Regione verde d'Europa. Una scelta - sottolineano gli addetti ai lavori - diventata ancora più attuale se si guarda alla crisi del nucleare, rinviato anche nel nostro paese, alla luce del disastro in Giappone.

«Il mercato abruzzese», spiega Alessandro Veronesi, socio di un'azienda installatrice che ha realizzato circa cinque megawatt di impianti, «è sicuramente caratterizzato anche da una grossa effervescenza a livello di aziende locali che hanno deciso di diversificare le proprie attività e di mettere piede in questo tipo di mercato tipo investimenti, quindi l'approccio non è speculativo, ma l'investimento può rappresentare la sopravvivenza di aziende già radicate sul territorio».

«Il problema è, quindi, serio», prosegue Veronesi. «Ci sono ritardi che non sono dovuti solo alla Regione ma al tessuto burocratico che forse ha per certi aspetti ha sottovalutato l'onda di piena che è arrivata dal punto di vista dell'assistenza. Sicuramente l'Abruzzo può esprimere il proprio peso politico a livello e dire la propria sulla decisioni prese anche in vista di una ripresa in relazione all'auspicato arrivo del quarto conto energia che dovrebbe riaprire la partita dopo il blocco improvviso. Ed in quel caso le finestre saranno più stringenti e la burocrazia deve essere preparata a procedere velocemente per non bloccare il lavoro».

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