Fragole anche a novembre, la ripresa dell’agricoltura nell’Abruzzo di Fontamara

Tra le 44mila imprese regionali, oltre tremila sono guidate da giovani e sono quelle che innovano di più: «Così allunghiamo il ciclo vitale dei prodotti»
FOSSACESIA. A Fossacesia, su un terreno vicino al mare con vista sulla Maiella, si coltivano le fragole. Anche a novembre. Si chiama proprio “Fragole a novembre” un’altra puntata di “31 minuti”, settimanale di approfondimento di Rete8 in collaborazione con il Centro che va in onda questa sera alle ore 22,30. L’agricoltura abruzzese, dopo anni e anni di segni meno, torna protagonista del Prodotto interno lordo regionale: nel 2024, l'Abruzzo ha registrato la più alta crescita agricola d’Italia, con un aumento del valore aggiunto del 31,17%, tre volte la media nazionale che si aggira intorno al 10%.
E l’Abruzzo è la capitale dell’agricoltura e del cibo biologico: sono 1.960 le aziende agricole dedicate alle produzioni bio, un grande numero che proietta l’Abruzzo tra le regioni italiane leader nel settore. Sono 70.614 gli ettari coltivati a produzioni biologiche pari all’11% del totale. In questo scenario – l’agricoltura riparte e l’automotive arretra – i giovani sono quelli che sperimentano e riescono a produrre anche le fragole quando non è periodo: «Volevamo soddisfare le esigenze dei nostri clienti e così abbiamo sperimentato e trovato un modo per produrre le fragole dodici mesi l’anno e senza aggiungere prodotti chimici. Sono biologiche», dice Giovanni Paolucci.
In Abruzzo ci sono 44mila aziende agricole: rispetto al 2010, le imprese sono diminuite del 33% delle aziende, all’epoca ce n’erano 66mila. Adesso, la superficie coltivata è di 414mila ettari e dal 2010 si è ridotta del 9%. L’Abruzzo è tra le regioni del Sud Italia ad aver perso più aziende negli ultimi trent’anni, oltre 50mila rispetto al censimento del 1990; pensate che nel 1990, in Abruzzo, c’erano circa 115mila imprese agricole con punte nel Chietino e nella Marsica. Nello stesso periodo di tempo, non vengono più coltivati oltre 100mila ettari di terreni, in gran parte foraggere e seminativi anche di rilevanza economica come il tabacco e la barbabietola da zucchero.
Ma dal 2020 dell’emergenza Covid in poi, in Abruzzo qualcosa sta cambiando. Anche grazie ai giovani. Le aziende agricole abruzzesi condotte da giovani imprenditori con meno di 41 anni sono più di 3mila. Quasi il 39% dei giovani agricoltori abruzzesi ha un titolo di studio di diploma o di laurea, ben superiore al dato dei non giovani che è del 16%. Gran parte di questi giovani agricoltori, il 59%, si è insediata alla guida dell'azienda per sostituire un familiare. I giovani guardano con decisione al comparto bio: quasi il 19% delle aziende biologiche abruzzesi, che sono circa duemila, è guidato da giovani imprenditori. E i giovani, per battere le speculazioni della filiera, commercializzano sempre più frequentemente i prodotti in proprio: il 65% delle aziende giovani è protagonista anche della fase di commercializzazione e un quinto delle aziende che commercializzano ha anche un punto vendita, in Abruzzo ce ne sono 600.
Le aziende agricole abruzzesi sono per la quasi totalità a conduzione familiare o individuale (97%). Mentre a livello nazionale le imprese condotte in forma societaria detengono oltre il 22% della superficie agricola, in Abruzzo questa quota scende al 9%. In generale, le ditte abruzzesi sono ancora molto tradizionali e poco innovative: solo l'8% delle imprese dichiara di essere informatizzato, una percentuale molto più bassa rispetto al dato nazionale (16%) e molto più distante da quello delle regioni settentrionali (33%), anche se leggermente migliore del dato medio delle regioni del Sud Italia (7%). Quasi il 50% degli investimenti innovativi, in Abruzzo ha riguardato il parco macchine.
Ma cosa si produce nei campi d’Abruzzo? La prevalenza è per le coltivazioni a seminativi: foraggere 40%, cereali 33%, soprattutto frumento duro. Gli ortaggi a pieno campo rappresentano quasi il 7%. Dei 70mila ettari di superficie agricola ad arboree agrarie, oltre la metà (53%) sono olivi (37mila ettari) e quasi il 42% sono vitigni (29mila ettari). Il restante 5% è occupato da alberi da frutto, 1.600 ettari, la metà dei quali è coltivato a pescheti. Quasi 700 ettari sono a frutta a guscio e circa 500 ettari sono impianti di tartufaie artificiali. Le aziende zootecniche sono quasi 14mila, il 31% del totale: il patrimonio zootecnico abruzzese si attesta intorno alle 146mila unità.
Politica e agricoltura sono due parole che vanno a braccetto fin dai tempi della Democrazia cristiana: da allora la politica difende il lavoro agricolo, ma adesso, nella stagione dei tagli a causa del deficit della sanità, gli scontri sono all'ordine del giorno. Prima delle ferie d'estate, la Regione di centrodestra ha ridotto le risorse; un altro taglio da 5 milioni è arrivato proprio nei giorni scorsi e ha scatenato la reazione dura delle associazioni agricole, la Cia e la Coldiretti, oltre alle prese di posizione dell’opposizione. Cos’è successo? In sostanza, la Regione ha definanziato da 15 a 10 milioni di euro il bando SRD01, cioè quello che doveva sostenere l’innovazione e le giovani imprese. Secondo Coldiretti e Cia, se i fondi non saranno ripristinati solo 30 aziende su 900 potranno accedere ai contributi.
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